
INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI SOSPETTI SUL LAGO
Ciao Anna, come è nata l'idea di scrivere il tuo romanzo?
Mi è sempre piaciuto scrivere, fin dai tempi della scuola media grazie alla passione trasmessami dalla mia insegnante di lettere. Negli anni mi sono cimentata nella scrittura di un diario personale e di qualche racconto. Poi, presa da impegni di studio e di lavoro, sono stata costretta a sospendere questa passione, dando precedenza al dovere. Infine nell’estate del 2014 è maturata l’idea di questo romanzo e mi sono buttata a capofitto nella scrittura. Per quanto riguarda il luogo in cui è ambientata la storia, ho scelto un ambiente che conosco bene e che frequento volentieri. Il lago di Avigliana, quello grande, è un luogo a me caro, in cui mi piace passeggiare. Mi rilassa molto e l’ho visto in tutte le stagioni. Non riuscirei a descrivere un luogo mai visitato, solo per sentito dire. Ho bisogno di viverlo, di vederlo con i miei occhi. Quanto alla storia, non sarei capace di scrivere un romanzo storico o di fantascienza, quindi ho scelto un genere più intimista, raccontando una storia verosimile, dei giorni nostri, che potrebbe capitare a chiunque di noi, tingendola con una punta di giallo per creare un po’ di suspense. Per scrivere spesso prendo spunto da fatti, persone e luoghi che mi circondano, che fanno o che hanno fatto parte della mia vita. Quando ho iniziato la stesura di questa storia non sapevo bene come concluderla: la trama è venuta da sé, le idee sono sorte poco alla volta.
Il filo conduttore del romanzo sono i profumi, gli odori che ci aiutano a ricordare e ad assaporare la vita. Come credi che incidano nella nostra esistenza e per te cosa rappresentano?
La nostra vita è fatta di colori, profumi, suoni, gusti. Tutti elementi relazionati con i sensi, che ci permettono di conoscere meglio il mondo intorno a noi. Può capitare che un profumo ci ricordi d’improvviso una persona, un istante, un momento particolare sepolto nella memoria, a cui non avremmo mai pensato se non lo avessimo percepito con l’olfatto. Di colpo un odore ci evoca ricordi, scaturisce in noi un’emozione. Proust insegna …
La violenza subita da Rossella è uno dei reati più gravi che incombe sulle donne. Come pensi ci si possa difendere e cosa bisognerebbe fare per evitarli?
Questa è una domanda davvero difficile! Purtroppo la violenza sulle donne è un tema attualissimo: praticamente ogni giorno accendendo la televisione o leggendo i giornali, viene riportato un caso di femminicidio. Donne uccise o che subiscono maltrattamenti dalla mano del proprio compagno, marito o ex fidanzato. Difendersi è complicato: se una donna ha la sfortuna di incontrare sul proprio cammino un uomo squilibrato e perverso, è difficile liberarsene. La protagonista, pur essendo una psicologa e quindi dispone di “strumenti” per fronteggiare le avversità della vita, si trova in seria difficoltà nella gestione del suo trauma e sovente è perseguitata da fobie e inquietanti incubi notturni.
Innanzitutto le vittime di violenza dovrebbero denunciare il proprio aggressore. In secondo luogo bisognerebbe educare l’individuo, fin dall'infanzia, al rispetto della vita, della dignità umana.
Il rapporto che la protagonista ha con i suoi due cani e con la natura assume un ruolo rilevante nel romanzo. Quanto importante è per te questo rapporto e come lo vivi?
In effetti la protagonista è molto affezionata ai suoi cani e apprezza i paesaggi che la circondano, cogliendone la bellezza. Da questo punto di vista ho messo molto di me stessa nel personaggio di Rossella. Anch'io, come lei, amo la natura e la rispetto. Mi rilassa, mi rigenera, allevia lo stress quotidiano. Mi piace osservarla, fotografarla. Adoro soprattutto la montagna. Lo stesso posso dire degli animali, che considero affettuosi compagni che rendono migliore la nostra vita. Guai se non ci fossero! Mi trasmettono tanta tenerezza e dolcezza. Mi piacciono molto i cani, anche se ho scelto di tenere con me un coniglietto ariete perché in appartamento è più gestibile. È bello occuparsi di un animale, curarlo, dargli da mangiare, coccolarlo, farlo giocare. E gli animali sanno dirci grazie con il loro affetto incondizionato.
Una relazione difficile è quello che la protagonista ha con il marito. Quanto è ancora importante secondo te il matrimonio in una società come la nostra dove i divorzi sono in aumentano e dove sempre meno coppie si sposano?
Si sta perdendo il valore del matrimonio e molte coppie preferiscono convivere piuttosto che sposarsi perché è meno vincolante. Per me il matrimonio dovrebbe essere un passo decisivo e definitivo: ci si sposa per sempre, per tutta la vita, senza ripensamenti, senza tornare indietro. E forse è questo che spaventa: legarsi ad una persona in modo stabile, senza però avere la certezza assoluta che il nostro compagno o compagna non cambi, non peggiori, non ci deluda con il tempo e non ci faccia soffrire. Per quanto mi riguarda la paura è questa: pentirsi della scelta fatta, unirsi ad una persona attraverso un sacramento e poi magari scoprire che non ci rende veramente felici. È ciò che succede a Rossella: quando si sposa è innamorata, sicura del passo che sta compiendo, poi però il marito la trascura, a volte la ignora. La vita coniugale si trasforma in routine, noia, prevedibilità. Eppure lei stringe i denti e va avanti. Il suo esempio è sicuramente ammirevole in una società in cui si è perso il senso del sacrificio, la pazienza, l’impegno.
A quale personaggio sei più affezionata?
Direi senz'altro alla protagonista. Io e Rossella abbiamo molte cose in comune in fatto di gusti, comportamenti, atteggiamenti. Ma anche la sua fedele amica, Katia, mi risulta molto simpatica: non ha peli sulla lingua, è spontanea e diretta e contrasta con la serietà a volte un po’ rigida di Rossella.
Quali opere letterarie o autori hanno influenzato la tua scrittura?
Sono affezionata ad una scrittrice spagnola, Clara Sánchez. In Spagna è molto conosciuta e riscuote un grande successo, ma lo è anche qui in Italia. Le sue opere sono tutte tradotte in italiano. Nella mia libreria domestica ci sono diversi suoi romanzi. Di lei apprezzo lo stile e la creatività nell'inventare trame sempre molto accattivanti.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Scrivo a casa, in una stanza che ho adibito a studio, dove c’è una scrivania con il computer e dove preparo le lezioni e correggo i compiti dei miei allievi. Quanto al metodo, aspetto l’ispirazione! Sembra banale dirlo, ma è così! Se non sono ispirata non c’è niente da fare: le parole non vengono fuori e i tasti della tastiera restano immobili. Poi, non appena il cervello inizia ad elaborare idee interessanti, cerco di ritagliarmi dei momenti tutti miei per scrivere e allora il flusso di parole si fa dirompente e raccontare diventa spontaneo, naturale, oltre che una necessità impellente. Scrivo, poi rileggo, poi modifico cento volte, a volte mai contenta, mai soddisfatta!
Hai dei progetti in lavorazione?
Ebbene sì, c’è un altro romanzo quasi pronto nel cassetto, che aspetta solo di essere valutato. Ma è meglio procedere con calma. Un passo alla volta!
Ciao Anna, come è nata l'idea di scrivere il tuo romanzo?
Mi è sempre piaciuto scrivere, fin dai tempi della scuola media grazie alla passione trasmessami dalla mia insegnante di lettere. Negli anni mi sono cimentata nella scrittura di un diario personale e di qualche racconto. Poi, presa da impegni di studio e di lavoro, sono stata costretta a sospendere questa passione, dando precedenza al dovere. Infine nell’estate del 2014 è maturata l’idea di questo romanzo e mi sono buttata a capofitto nella scrittura. Per quanto riguarda il luogo in cui è ambientata la storia, ho scelto un ambiente che conosco bene e che frequento volentieri. Il lago di Avigliana, quello grande, è un luogo a me caro, in cui mi piace passeggiare. Mi rilassa molto e l’ho visto in tutte le stagioni. Non riuscirei a descrivere un luogo mai visitato, solo per sentito dire. Ho bisogno di viverlo, di vederlo con i miei occhi. Quanto alla storia, non sarei capace di scrivere un romanzo storico o di fantascienza, quindi ho scelto un genere più intimista, raccontando una storia verosimile, dei giorni nostri, che potrebbe capitare a chiunque di noi, tingendola con una punta di giallo per creare un po’ di suspense. Per scrivere spesso prendo spunto da fatti, persone e luoghi che mi circondano, che fanno o che hanno fatto parte della mia vita. Quando ho iniziato la stesura di questa storia non sapevo bene come concluderla: la trama è venuta da sé, le idee sono sorte poco alla volta.
Il filo conduttore del romanzo sono i profumi, gli odori che ci aiutano a ricordare e ad assaporare la vita. Come credi che incidano nella nostra esistenza e per te cosa rappresentano?
La nostra vita è fatta di colori, profumi, suoni, gusti. Tutti elementi relazionati con i sensi, che ci permettono di conoscere meglio il mondo intorno a noi. Può capitare che un profumo ci ricordi d’improvviso una persona, un istante, un momento particolare sepolto nella memoria, a cui non avremmo mai pensato se non lo avessimo percepito con l’olfatto. Di colpo un odore ci evoca ricordi, scaturisce in noi un’emozione. Proust insegna …
La violenza subita da Rossella è uno dei reati più gravi che incombe sulle donne. Come pensi ci si possa difendere e cosa bisognerebbe fare per evitarli?
Questa è una domanda davvero difficile! Purtroppo la violenza sulle donne è un tema attualissimo: praticamente ogni giorno accendendo la televisione o leggendo i giornali, viene riportato un caso di femminicidio. Donne uccise o che subiscono maltrattamenti dalla mano del proprio compagno, marito o ex fidanzato. Difendersi è complicato: se una donna ha la sfortuna di incontrare sul proprio cammino un uomo squilibrato e perverso, è difficile liberarsene. La protagonista, pur essendo una psicologa e quindi dispone di “strumenti” per fronteggiare le avversità della vita, si trova in seria difficoltà nella gestione del suo trauma e sovente è perseguitata da fobie e inquietanti incubi notturni.
Innanzitutto le vittime di violenza dovrebbero denunciare il proprio aggressore. In secondo luogo bisognerebbe educare l’individuo, fin dall'infanzia, al rispetto della vita, della dignità umana.
Il rapporto che la protagonista ha con i suoi due cani e con la natura assume un ruolo rilevante nel romanzo. Quanto importante è per te questo rapporto e come lo vivi?
In effetti la protagonista è molto affezionata ai suoi cani e apprezza i paesaggi che la circondano, cogliendone la bellezza. Da questo punto di vista ho messo molto di me stessa nel personaggio di Rossella. Anch'io, come lei, amo la natura e la rispetto. Mi rilassa, mi rigenera, allevia lo stress quotidiano. Mi piace osservarla, fotografarla. Adoro soprattutto la montagna. Lo stesso posso dire degli animali, che considero affettuosi compagni che rendono migliore la nostra vita. Guai se non ci fossero! Mi trasmettono tanta tenerezza e dolcezza. Mi piacciono molto i cani, anche se ho scelto di tenere con me un coniglietto ariete perché in appartamento è più gestibile. È bello occuparsi di un animale, curarlo, dargli da mangiare, coccolarlo, farlo giocare. E gli animali sanno dirci grazie con il loro affetto incondizionato.
Una relazione difficile è quello che la protagonista ha con il marito. Quanto è ancora importante secondo te il matrimonio in una società come la nostra dove i divorzi sono in aumentano e dove sempre meno coppie si sposano?
Si sta perdendo il valore del matrimonio e molte coppie preferiscono convivere piuttosto che sposarsi perché è meno vincolante. Per me il matrimonio dovrebbe essere un passo decisivo e definitivo: ci si sposa per sempre, per tutta la vita, senza ripensamenti, senza tornare indietro. E forse è questo che spaventa: legarsi ad una persona in modo stabile, senza però avere la certezza assoluta che il nostro compagno o compagna non cambi, non peggiori, non ci deluda con il tempo e non ci faccia soffrire. Per quanto mi riguarda la paura è questa: pentirsi della scelta fatta, unirsi ad una persona attraverso un sacramento e poi magari scoprire che non ci rende veramente felici. È ciò che succede a Rossella: quando si sposa è innamorata, sicura del passo che sta compiendo, poi però il marito la trascura, a volte la ignora. La vita coniugale si trasforma in routine, noia, prevedibilità. Eppure lei stringe i denti e va avanti. Il suo esempio è sicuramente ammirevole in una società in cui si è perso il senso del sacrificio, la pazienza, l’impegno.
A quale personaggio sei più affezionata?
Direi senz'altro alla protagonista. Io e Rossella abbiamo molte cose in comune in fatto di gusti, comportamenti, atteggiamenti. Ma anche la sua fedele amica, Katia, mi risulta molto simpatica: non ha peli sulla lingua, è spontanea e diretta e contrasta con la serietà a volte un po’ rigida di Rossella.
Quali opere letterarie o autori hanno influenzato la tua scrittura?
Sono affezionata ad una scrittrice spagnola, Clara Sánchez. In Spagna è molto conosciuta e riscuote un grande successo, ma lo è anche qui in Italia. Le sue opere sono tutte tradotte in italiano. Nella mia libreria domestica ci sono diversi suoi romanzi. Di lei apprezzo lo stile e la creatività nell'inventare trame sempre molto accattivanti.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Scrivo a casa, in una stanza che ho adibito a studio, dove c’è una scrivania con il computer e dove preparo le lezioni e correggo i compiti dei miei allievi. Quanto al metodo, aspetto l’ispirazione! Sembra banale dirlo, ma è così! Se non sono ispirata non c’è niente da fare: le parole non vengono fuori e i tasti della tastiera restano immobili. Poi, non appena il cervello inizia ad elaborare idee interessanti, cerco di ritagliarmi dei momenti tutti miei per scrivere e allora il flusso di parole si fa dirompente e raccontare diventa spontaneo, naturale, oltre che una necessità impellente. Scrivo, poi rileggo, poi modifico cento volte, a volte mai contenta, mai soddisfatta!
Hai dei progetti in lavorazione?
Ebbene sì, c’è un altro romanzo quasi pronto nel cassetto, che aspetta solo di essere valutato. Ma è meglio procedere con calma. Un passo alla volta!