INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DE I COLORI DI VIOLA
Ciao Anna, dopo Sospetti sul lago esce I colori di Viola. Questo è il tuo secondo romanzo. Quando hai iniziato a scriverlo rispetto al primo?
Già, ho fatto il bis! I capitoli iniziali sono nati tre anni fa, prima di Sospetti sul lago, poi per lungo tempo il racconto è stato abbandonato per dare voce alla storia di Rossella sul lago di Avigliana. Diciamo che questa seconda opera ha avuto una genesi lunga e sofferta, patendo diverse trasformazioni e rifacimenti, frutto di ripensamenti e insoddisfazioni. Ma dopo tanto travaglio, è venuta fuori questa bella storia che spero farà emozionare i lettori.
Come mai lo hai ambientato in Val Pellice?
Potremmo considerarlo un ritorno alle origini, alle radici, ai luoghi della fanciullezza. Pur essendo nata e vissuta a Torino, ho trascorso le estati della mia infanzia e adolescenza in Val Pellice. I miei genitori mi portarono quando ero un fagottino caldo di tre mesi appena, e da quel momento, da quell’estate del 1981, iniziò la mia scoperta della montagna, che porto sempre nel cuore. In una parte di me, c’è un forte spirito da Heidi! Credetemi, anch’io parlo con le caprette!
Viola, la protagonista, incontra diversi amori nella sua vita e si evince dal romanzo che qualche volta non dipende solo dagli innamorati l’andamento di una relazione. Cosa pensi di questi condizionamenti da parte della società e delle altre persone?
Viola, effettivamente, incontra numerosi amori, ma è proprio sfortunata! Sembra destinata a soffrire per colpa di un uomo. Ogni volta che si illude di aver trovato la persona giusta, succede qualcosa a spezzare l’incantesimo. E spesso questo qualcosa è un condizionamento esterno che sfugge al controllo e alla volontà dei due innamorati coinvolti nella relazione. Loro malgrado, succede: può essere un disagio interiore difficile da guarire nell’immediato, può essere una identità sessuale non ben definita che ci porta a capire solo tardivamente chi siamo davvero, o possono essere altre persone che ci influenzano. Per esempio, uno dei fidanzati che Viola avrà, viene scelto e quasi imposto dalla madre, una donna molto autoritaria che la spinge verso un uomo che Viola conosce poco e per il quale non sa spiegare i sentimenti che prova.
Un tema che affronti è quello della maternità, anche se ti avvicini all’argomento quasi in punta di piedi. Vuoi spiegare in che senso?
In punta di piedi, quasi con cautela, perché in realtà si parla di una maternità soffocata, di un istinto materno rimasto represso. Viola, che ha passato una vita intera a educare i figli degli altri, rivestendo il ruolo di maestra di scuola elementare, non ha avuto figli perché non si è mai sposata. Il rimpianto più grande è proprio questo: non essere diventata madre e aver guardato dal di fuori, pur essendoci dentro, il mondo dei bambini. Tutti sono stati suoi e al contempo nessuno. L’hanno chiamata maestra, zia, ma mai mamma.
Viola è una donna di una certa età, ti sei rifatta alla storia di qualcuno di tua conoscenza o hai provato a immaginare una vita possibile? C’è un’ispirazione nella costruzione del personaggio di Viola?
Viola è una donna matura, ha esattamente il doppio dei miei anni, quindi la sua realtà è abbastanza distante dalla mia, tuttavia penso di conoscere sufficientemente il mondo della cosiddetta terza età, avendo vissuto a lungo a contatto con i miei quattro nonni. Loro, purtroppo, sono passati attraverso la sofferenza fisica, la malattia, la non autosufficienza, la necessità di avere badanti straniere al loro fianco che provvedessero al loro benessere quotidiano. Avendo vissuto indirettamente il lato più doloroso e triste della vecchiaia, ho voluto restituire un’immagine carica di forza e positività. Viola è una donna ancora attiva, piena di entusiasmo e di intraprendenza, nonostante gli anni che passano ha ancora tanta voglia di vivere e di fare nuove esperienze.
Quanto di te c’è in Viola, nelle speranze, nel carattere o nel vissuto (parziale) della protagonista?
Nonostante l’età che ci divide, io e Viola abbiamo molte cose in comune. L’amore per i paesaggi di montagna e per gli animali, ad esempio. L’esperienza dell’insegnamento è certamente un altro aspetto che ci rende vicine: lei con i bambini, io con i ragazzi delle superiori. Anche Viola scrive, sebbene si dedichi a un genere distante dal mio: è autrice di fiabe.
Confesso che alcune delle avventure sentimentali che Viola vive sono frutto di esperienze realmente vissute! Nel corso degli anni mi sono imbattuta in storie davvero bizzarre e curiose, da cui ho attinto per parlare degli amori della protagonista, ma poi come spesso mi accade, la finzione ha avuto il sopravvento sui fatti autobiografici.
Quanto al carattere, mi auguro di affrontare la vecchiaia con lo stesso atteggiamento fiducioso e speranzoso di Viola, che ha ancora voglia di leggere, di scrivere racconti per bambini, di intraprendere dei viaggi e perché no, di innamorarsi come una ragazzina!
Viola passa attraverso diverse prove: la malattia della nipote, della sorella e della madre ne fanno parte. Aiutare gli altri in questi momenti è una prova difficile. Anche qui hai tratto ispirazione da avvenimenti accaduti intorno a te oppure è frutto solo della tua fantasia?
La prova che sento più vicina al mio mondo è quella che Viola deve superare con sua nipote Sara, precipitata nel baratro dell’anoressia. E’ un disturbo alimentare che conosco bene e che nel presente rivivo ogni tanto attraverso, purtroppo, alcune mie allieve, che entrano in classe con lo stesso aspetto emaciato di Sara, presenze eteree che si reggono in piedi a stento e che potrebbero essere spazzate via da un leggero soffio di vento.
A quale personaggio sei più affezionata oltre alla protagonista? Perché?
Direi a un personaggio maschile, Alessandro, un amore mai dimenticato, sempre vivo nella memoria della protagonista nonché voce narrante. Un uomo che, nonostante la sua mentalità provinciale e ottusa, è dotato di un animo buono, capace di riconoscere i propri errori e di pentirsi. Una persona che nella vita si mette in gioco più di una volta, cambiando svariati mestieri e adattandosi a situazioni nuove, smentendo alla fine quell’ottusità di cui Viola lo accusa.
Hai altri progetti in lavorazione?
Per il momento vorrei godermi l’uscita di questo secondo romanzo e dedicarmi alla sua promozione, attività che costa fatica e necessita impegno. Intanto leggo molto, prediligendo la narrativa italiana prodotta da autori noti e meno conosciuti. Mi regala molta soddisfazione redigere recensioni per i libri che leggo, un’altra attività gratificante ma che ha bisogno di molta energia e tempo. Non nascondo di aver scritto il primo capitolo di un ipotetico terzo romanzo, ma si tratta soltanto di una manciata di pagine. Le idee ci sono, ma per ora solo nella mia testa. La strada verso una terza storia è per adesso solo un abbozzo.
Ciao Anna, dopo Sospetti sul lago esce I colori di Viola. Questo è il tuo secondo romanzo. Quando hai iniziato a scriverlo rispetto al primo?
Già, ho fatto il bis! I capitoli iniziali sono nati tre anni fa, prima di Sospetti sul lago, poi per lungo tempo il racconto è stato abbandonato per dare voce alla storia di Rossella sul lago di Avigliana. Diciamo che questa seconda opera ha avuto una genesi lunga e sofferta, patendo diverse trasformazioni e rifacimenti, frutto di ripensamenti e insoddisfazioni. Ma dopo tanto travaglio, è venuta fuori questa bella storia che spero farà emozionare i lettori.
Come mai lo hai ambientato in Val Pellice?
Potremmo considerarlo un ritorno alle origini, alle radici, ai luoghi della fanciullezza. Pur essendo nata e vissuta a Torino, ho trascorso le estati della mia infanzia e adolescenza in Val Pellice. I miei genitori mi portarono quando ero un fagottino caldo di tre mesi appena, e da quel momento, da quell’estate del 1981, iniziò la mia scoperta della montagna, che porto sempre nel cuore. In una parte di me, c’è un forte spirito da Heidi! Credetemi, anch’io parlo con le caprette!
Viola, la protagonista, incontra diversi amori nella sua vita e si evince dal romanzo che qualche volta non dipende solo dagli innamorati l’andamento di una relazione. Cosa pensi di questi condizionamenti da parte della società e delle altre persone?
Viola, effettivamente, incontra numerosi amori, ma è proprio sfortunata! Sembra destinata a soffrire per colpa di un uomo. Ogni volta che si illude di aver trovato la persona giusta, succede qualcosa a spezzare l’incantesimo. E spesso questo qualcosa è un condizionamento esterno che sfugge al controllo e alla volontà dei due innamorati coinvolti nella relazione. Loro malgrado, succede: può essere un disagio interiore difficile da guarire nell’immediato, può essere una identità sessuale non ben definita che ci porta a capire solo tardivamente chi siamo davvero, o possono essere altre persone che ci influenzano. Per esempio, uno dei fidanzati che Viola avrà, viene scelto e quasi imposto dalla madre, una donna molto autoritaria che la spinge verso un uomo che Viola conosce poco e per il quale non sa spiegare i sentimenti che prova.
Un tema che affronti è quello della maternità, anche se ti avvicini all’argomento quasi in punta di piedi. Vuoi spiegare in che senso?
In punta di piedi, quasi con cautela, perché in realtà si parla di una maternità soffocata, di un istinto materno rimasto represso. Viola, che ha passato una vita intera a educare i figli degli altri, rivestendo il ruolo di maestra di scuola elementare, non ha avuto figli perché non si è mai sposata. Il rimpianto più grande è proprio questo: non essere diventata madre e aver guardato dal di fuori, pur essendoci dentro, il mondo dei bambini. Tutti sono stati suoi e al contempo nessuno. L’hanno chiamata maestra, zia, ma mai mamma.
Viola è una donna di una certa età, ti sei rifatta alla storia di qualcuno di tua conoscenza o hai provato a immaginare una vita possibile? C’è un’ispirazione nella costruzione del personaggio di Viola?
Viola è una donna matura, ha esattamente il doppio dei miei anni, quindi la sua realtà è abbastanza distante dalla mia, tuttavia penso di conoscere sufficientemente il mondo della cosiddetta terza età, avendo vissuto a lungo a contatto con i miei quattro nonni. Loro, purtroppo, sono passati attraverso la sofferenza fisica, la malattia, la non autosufficienza, la necessità di avere badanti straniere al loro fianco che provvedessero al loro benessere quotidiano. Avendo vissuto indirettamente il lato più doloroso e triste della vecchiaia, ho voluto restituire un’immagine carica di forza e positività. Viola è una donna ancora attiva, piena di entusiasmo e di intraprendenza, nonostante gli anni che passano ha ancora tanta voglia di vivere e di fare nuove esperienze.
Quanto di te c’è in Viola, nelle speranze, nel carattere o nel vissuto (parziale) della protagonista?
Nonostante l’età che ci divide, io e Viola abbiamo molte cose in comune. L’amore per i paesaggi di montagna e per gli animali, ad esempio. L’esperienza dell’insegnamento è certamente un altro aspetto che ci rende vicine: lei con i bambini, io con i ragazzi delle superiori. Anche Viola scrive, sebbene si dedichi a un genere distante dal mio: è autrice di fiabe.
Confesso che alcune delle avventure sentimentali che Viola vive sono frutto di esperienze realmente vissute! Nel corso degli anni mi sono imbattuta in storie davvero bizzarre e curiose, da cui ho attinto per parlare degli amori della protagonista, ma poi come spesso mi accade, la finzione ha avuto il sopravvento sui fatti autobiografici.
Quanto al carattere, mi auguro di affrontare la vecchiaia con lo stesso atteggiamento fiducioso e speranzoso di Viola, che ha ancora voglia di leggere, di scrivere racconti per bambini, di intraprendere dei viaggi e perché no, di innamorarsi come una ragazzina!
Viola passa attraverso diverse prove: la malattia della nipote, della sorella e della madre ne fanno parte. Aiutare gli altri in questi momenti è una prova difficile. Anche qui hai tratto ispirazione da avvenimenti accaduti intorno a te oppure è frutto solo della tua fantasia?
La prova che sento più vicina al mio mondo è quella che Viola deve superare con sua nipote Sara, precipitata nel baratro dell’anoressia. E’ un disturbo alimentare che conosco bene e che nel presente rivivo ogni tanto attraverso, purtroppo, alcune mie allieve, che entrano in classe con lo stesso aspetto emaciato di Sara, presenze eteree che si reggono in piedi a stento e che potrebbero essere spazzate via da un leggero soffio di vento.
A quale personaggio sei più affezionata oltre alla protagonista? Perché?
Direi a un personaggio maschile, Alessandro, un amore mai dimenticato, sempre vivo nella memoria della protagonista nonché voce narrante. Un uomo che, nonostante la sua mentalità provinciale e ottusa, è dotato di un animo buono, capace di riconoscere i propri errori e di pentirsi. Una persona che nella vita si mette in gioco più di una volta, cambiando svariati mestieri e adattandosi a situazioni nuove, smentendo alla fine quell’ottusità di cui Viola lo accusa.
Hai altri progetti in lavorazione?
Per il momento vorrei godermi l’uscita di questo secondo romanzo e dedicarmi alla sua promozione, attività che costa fatica e necessita impegno. Intanto leggo molto, prediligendo la narrativa italiana prodotta da autori noti e meno conosciuti. Mi regala molta soddisfazione redigere recensioni per i libri che leggo, un’altra attività gratificante ma che ha bisogno di molta energia e tempo. Non nascondo di aver scritto il primo capitolo di un ipotetico terzo romanzo, ma si tratta soltanto di una manciata di pagine. Le idee ci sono, ma per ora solo nella mia testa. La strada verso una terza storia è per adesso solo un abbozzo.