INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI TORINOBEACH, Valeria Pomba
Ciao Valeria.
I nostri lettori ti hanno già conosciuta perché hai vinto il concorso “Iniziamo da qui! Uno spunto per 15 storie. Fuori fuoco” con un racconto che è entrato a far parte dell'antologia omonima.
Il tuo stile si distingue ed è molto particolare e accattivante, direi giovane e fresco.
La nostra prima domanda è questa: come nasce il tuo stile, quali punti di riferimento hai?
È spontaneo o ci hai lavorato su e pensi che possa essere influenzato dal tuo lavoro o da qualche passione? Hai degli scrittori a cui ti ispiri o che leggi più volentieri rispetto ad altri?
Credo che lo stile di ogni scrittore nasca da un’inclinazione personale, da un certo modo di vedere il mondo, a cui si aggiungono nel tempo le influenze esterne, ciò che si legge o si vive. In gran parte nel mio caso è inconsapevole: rappresenta un modo spontaneo per descrivere con esattezza quello che ho in mente, anche se a volte obbligo il lettore a uscire da certi automatismi, a tornare indietro e a rileggere. Magari per un certo concetto esiste una forma di espressione più comune rispetto a quella che io utilizzo, ma non significa la medesima cosa e un determinato ordine o scelta delle parole permette di spiegarlo con precisione maggiore. Un discorso analogo vale per le parole composte o di fantasia, che ricorrono spesso nel romanzo. Con questo non voglio dire di aver inventato nulla: tutto è già stato scritto ai tempi delle favole, chi è venuto dopo si limita solo a comporre gli elementi in modo diverso, secondo la sua inclinazione.
Ho letto, riletto e amato molto scrittori come Benni, Baricco, Pirandello, Calvino e Rodari. Ciascuno di loro ha uno stile così particolare che non può lasciare indifferente chi prova a scrivere.
La storia è molto appassionante ci sono due ragazzi e una ragazza, che si conoscono da bambini al mare, gli amici di “paletta-e-secchiello”, ognuno con un sogno diverso. Uno di loro immagina di aprire un'agenzia di comunicazione funebre. Come ti è venuto in mente questo lavoro così strano?
Tutto nasce da un episodio reale, una decina di anni fa. Stavo parlando con alcuni colleghi del futuro di chi scrive, come me, per la pubblicità, quali fossero i settori più sicuri, che nonostante la crisi avrebbero continuato a investire in comunicazione. Così, come battuta ho detto “Be', di sicuro l’ambito funebre non sarà mai a rischio, avrai sempre clienti...”. Un’agenzia di comunicazione specializzata nel dare la migliore immagine possibile a ricordo del defunto: d’altra parte, quante persone brillanti scompaiono con una cerimonia di commiato che non rende loro giustizia?
I ragazzi protagonisti sono tutti un po' artisti: abbiamo l'architetto neolaureato, la ballerina e il musicista che suona il sax. Come mai hai proprio voluto prendere in considerazione i sogni di 3 artisti?
Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. C’è un fondo di verità in questa frase, come in tutte quelle che appartengono alla cultura comune: ognuno di noi ha una qualche vocazione artistica, l’impulso a esprimere qualcosa che vada oltre la banalità del quotidiano. Non sempre quest’indole emerge, per tanti motivi: a volte manca la passione, altre volte il talento, come sostiene Ace, uno dei tre protagonisti, a un certo punto del libro. Ma se talento e passione coesistono, non c’è circostanza esterna, neanche la propria volontà, che possa impedire al sogno di un artista di realizzarsi. È come un uragano che prima o poi si scatena. Con tutte le conseguenze positive e negative che possono accadere. Non a caso, nelle prime pagine di Torinobeach ho voluto la frase: “Attenti a ciò che desiderate”, presente anche sulla locandina di un film di animazione molto bello, Coraline.
A Torino manca il mare, anche se non è poi così lontano, ed è una città poco solare. Il mare gli manca per questa vicinanza? Oppure perché le manca quella leggerezza tipica delle città di mare?
Premetto che Torino è una bellissima città, la mia città, non la cambierei per nessuna al mondo. Se avesse il mare. Come suggerivi tu, ci manca la leggerezza, noi torinesi ci prendiamo troppo sul serio. Se potessimo affondare i piedi nella sabbia o respirare l’odore della salsedine nelle nostre pause pranzo, o prima di tornare a casa la sera, saremmo più felici.
Torino è anche una città misteriosa e nel tuo libro il mistero compare in modo particolare. È stato una scelta dovuta proprio alla città e alla sua aura, oppure lo richiedeva semplicemente la storia?
Il carattere misterioso di Torino ha di certo influenzato la storia, i luoghi influiscono sempre con i personaggi, con la narrazione, con le stesse intenzioni dell’autore. Nell’idea iniziale questa componente non c’era, ma più raccontavo i luoghi di Torino, più mi sembrava fosse tutto troppo nitido, lontano dall’atmosfera della città che conosco e volevo attorno ai miei personaggi. Serviva una lieve sfumatura noir.
L'altra città in cui si svolge la vicenda è Albenga. Come mai hai scelto fra tutti i paesi della Liguria proprio Albenga?
Ho molte città della Liguria nel cuore, Diano Marina e Riva Ligure perché ho trascorso lì le estati rispettivamente della mia infanzia e adolescenza, Alassio, Borgio Verezzi e Finale perché ci sono stata tante volte. Senza contare che mi sono sposata a Savona. Con Albenga invece non ho un particolare legame, e questo è un bene, perché non amo troppo i riferimenti autobiografici. Certo, ce ne sono in Torinobeach, ma sono trasformati, ricombinati, associati ad altri luoghi o tempi rispetto allo spunto reale. E poi Albenga ha un fascino tutto suo, che si svela pian piano, non è la Liguria dell’immaginario comune. Proprio per questo è perfetta per il romanzo.
Questo libro ci fa riflettere fortemente sulla capacità di rapportarsi agli altri, in famiglia e con gli amici. Pensi che, cambiando obiettivi nel corso della vita e nascondendo delle verità, si possa comunque trovare un modo per rimanere uniti?
I rapporti che abbiamo con gli altri, parenti o amici che siano, cambia di continuo, a seconda delle circostanze e dei propri interessi. Fa parte della commedia umana, come insegna Pirandello. Ci sono amicizie o amori che durano una vita, ma si trasformano in continuazione, fino a diventare altro, passando dall’affetto all’odio, dall’onestà alla menzogna. Quello che resta è il legame, e in alcuni casi è indissolubile.
Le musiche che hai inserito all'interno del libro sono di autori emergenti. Come li hai conosciuti e cosa di loro ti ha colpito in particolare?
Alcuni di loro li conoscevo già, altri li ho scoperti grazie al prezioso aiuto di Alberto Prevost e Rita Marzullo, due figure importanti a sostegno della musica torinese emergente, che mi hanno segnalato autori e musicisti di grande talento. Altri autori ancora li ho trovati attraverso Facebook: ho scritto un vero e proprio annuncio, molti hanno risposto e mi hanno mandato le loro canzoni, tra cui ho scelto quelle più attinenti alla storia, come stile o contenuto.
La musica fa parte della nostra vita, e i romanzi la raccontano: contengono suoni che non sono solo quelli delle parole. Volevo che Torinobeach avesse una colonna sonora originale, che aiutasse a raccontare la storia, a far immergere il lettore ancora di più nella vicenda. Al fondo del libro sono citati i link a molte di queste canzoni. Mi piace l’idea che il lettore possa tenerle a sottofondo, mentre procede con le pagine del romanzo.
Ora veniamo alle domande più personali perché lasciamo ai lettori la scoperta di questo libro coinvolgente, giovane e frizzante.
Tu hai una preferenza nello scrivere, intendo dire scrivi in un determinato momento della giornata oppure quando trovi un ritaglio di tempo? Prendi appunti o scrivi direttamente sul PC?
Scrivo di sera o meglio, di notte, quasi sempre. Sia per necessità, perché durante il giorno devo dedicarmi al lavoro, sia perché è il momento in cui le idee scorrono più facilmente, nonostante la stanchezza. Uso direttamente il PC, anche se alcuni capitoli del romanzo sono stati scritti a Praslin, un’isoletta dell’Oceano Indiano, sul cellulare. Ci si mette un’eternità a scrivere su un dispositivo così piccolo, è abbastanza frustrante perché le idee viaggiano mille volte più veloce di quanto riesci a digitare...
Qual è il genere di letteratura che preferisci leggere?
Narrativa, specialmente se ha una componente surreale. Prediligo le storie dove si racconta la realtà, ma c’è poi un elemento che non sarebbe fisicamente possibile, una componente onirica o una metanarrazione, ad esempio con l’autore che interviene nel testo e si rivolge al lettore. “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino secondo me è un capolavoro in questo senso.
Ancora una domanda: abbiamo visto che hai vinto diversi concorsi anche importanti e scritto già un altro libro, quando e come nasce questa tua vena artistica letteraria?
Scrivo storie da quando ero molto piccola. Come accade a buona parte di coloro che hanno la passione per la scrittura, è un’inclinazione che si manifesta poco dopo aver imparato a tenere la penna in mano. Il luogo dove ho vissuto fino al periodo dell’università ha influito su questa attitudine: una casa con giardino, circondata dal verde, in un piccolo paese, Rosta, dove torno spesso a trovare i miei genitori. Quando sei piccolo e hai tanto spazio a disposizione, è facile inventare storie, immaginare personaggi che vivono nel bosco dietro casa o pesci parlanti che abitano nei rigagnoli tra i campi.
Progetti in lavorazione? Spunto non vede l’ora…
Non mi sbilancio, ma i personaggi di Torinobeach sono giovani e pieni di idee...
Grazie Valeria per la tua disponibilità e buona lettura a tutti con Torino, il mare, i sogni e il mistero.