INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI LA BANDA D€LL€ D€NTI€R€
Buongiorno Paolo. Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere La banda delle dentiere?
Lo spunto iniziale è senza dubbio scaturito dalla situazione socio economica attuale e dai paradossi che sentiamo quotidianamente per televisione o leggiamo sui giornali. Poi ho cominciato a fantasticarci su durante i miei turni di lavoro notturno, dove godo di spazi vuoti e in piena solitudine, che sono un ottimo pensatoio. Devo ribadire che è un romanzo e pertanto nulla ha a che vedere con la realtà quotidiana che ci circonda, pur essendovi chiaramente ispirato, e ritengo quindi opportuno prendere le debite distanze con qualsiasi strumentalizzazione gli si voglia applicare. Detto questo, ognuno lo recepisce e lo elabora nel suo immaginario come gli pare o come gli viene più naturale, il bello dei libri è proprio questo.
Come mai la scelta sull'età dei protagonisti è ricaduta su un gruppo di uomini un po' avanti con l'età?
Perché nel contesto in cui ho “visto” l’ambientazione, mi sembravano i più adatti a ricoprire questo ruolo. Vederli reagire in quel modo al degrado che vivono lascia trasparire un fondo di energia positiva che pur non giustificando, bilancia in un certo modo la malvagità della loro azione. Inoltre, il fatto che siano persone mature, mi ha dato la possibilità di un passato da inserire nella trama per dare un senso al presente.
Per quale motivo ha scelto di ambientare il romanzo nella laguna veneta?
Innanzitutto lo scenario: la periferia veneziana con i suoi palazzoni, la contigua area produttiva di Marghera e il paesaggio dell’oasi naturale della laguna veneziana si incastrano alla perfezione nella dinamica del racconto. Anche l’immagine della nobile e antica città dei Dogi, aggiunge un velo di strumentalizzato romanticismo che ben si inserisce nel contesto. E il tutto avvolto ed accomunato dalla foschia della nebbia, come mondi al contempo distanti tra di loro, ma che fanno indissolubilmente parte della stessa realtà.
Questa storia è un giallo dove il confine tra giusto e sbagliato è molto labile tanto da riuscire a mettere il lettore dalla parte della banda, che compie sì un atto criminoso, ma che lo attua per una sorta di ribellione al "regime". Non è facile creare personaggi e situazione complesse e variegate. Come ci è riuscito?
Va premesso il fatto che mentre mi è venuta l’idea de La banda delle dentiere, ero impegnato a scrivere un altro libro, “Fine della corsa”, dove il protagonista è un cattivo a tutto tondo, che pur non avendo nulla a che fare, mi ha facilitato a creare certe dinamiche utilizzate in seguito. Non appena l’ho finito, mi sono dedicato a sviluppare gli appunti che avevo preso in quel periodo, lasciandomi condizionare dalle notizie attuali. Ho infine cercato di bilanciare la sostenibilità della trama, con personaggi creati su misura, ispirandomi in certi aspetti anche a persone realmente conosciute.
Qual è il personaggio a cui è più affezionato?
In questo libro, è la squadra la vera protagonista. Dire quale sia il personaggio a cui sono più affezionato mi mette in bilico. Se infatti Leon racchiude molti aspetti che lo possono far preferire, anche altri presentano lati umani di spessore che non possono passare in secondo piano. Tutti sono accomunati dal tormento degli sbagli che hanno commesso in gioventù, che hanno condizionato e continuano a condizionare le loro vite. Compreso il loro principale antagonista.
Ha creato qualche personaggio che racchiude delle caratteristiche che le appartengono?
Sono pienamente convinto che in generale, certi aspetti caratteriali dei personaggi siano riconducibili a chi li ha creati, soprattutto quando si parla del protagonista, è inevitabile. E che poi questi aspetti assumano varianti e sfaccettature proprie, tali da farlo diventare un personaggio che ben poco ha a che fare con chi lo creato. Magari talvolta, nel crearlo, gli vengono attribuiti aspetti che lo scrittore vorrebbe avere e in realtà non ha. Nello specifico, Leon, ha delle qualità caratteriali che mi piacerebbe senz’altro avere ma non mi appartengono, ma anche aspetti che un po’ mi somigliano.
Quali sono gli autori che predilige leggere e quali quelli che in qualche modo influenzano la sua scrittura?
Da giovane leggevo un po’ di tutto, soprattutto gialli, thriller o storie di spionaggio, ma anche libri di avventura, scrittori sudamericani e qualche saggio. Negli ultimi anni ho sviluppato una particolare predilezione per il genere noir, a cominciare da Massimo Carlotto, ma anche Giuliano Pasini, Elmore Leonard, Jim Thompson, George Higgins e autori del genere, le cui tematiche sicuramente mi influenzano. Di ognuno di essi vi sono particolarità che ammiro, mi rendo conto però, che così come l’originalità della vicende appartiene esclusivamente al genio e alla fantasia di chi la scrive, altrettanto vale per il modo di esporla.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quando preferisce scrivere, ha un luogo particolare, un metodo che segue ogni volta?
Innanzitutto quando i pensieri mi attraversano la mente, cerco di catturarli prendendo appunti. A volte mi capita che si mettano in moto quando mi corico e se non li scrivo, non riesco a prendere sonno. Poi però per assemblarli e per la scrittura vera e propria, amo rintanarmi in mansarda, magari di notte, quando nessuno mi disturba, o nelle giornate piovose.
Si costruisce una scaletta e la segue o si lascia trasportare dalla storia che sta scrivendo lasciando al fluire delle parole la costruzione della trama?
Per quanto riguarda La banda delle dentiere mi sono lasciato trasportare dalla storia, aggiungendo lungo la strada i particolari che la arricchiscono, talvolta rivedendo quanto già scritto per poterli far combaciare. A volte mi viene persino il dubbio che non abbia scritto io il libro, ma che il libro si sia fatto scrivere da me per la spontaneità con cui mi è venuto fuori. Lo sforzo vero e proprio casomai, è stato nel rendere “commestibili” i miei pensieri al resto del mondo.
Ha dei progetti in lavorazione?
Innanzitutto, ho ripreso in mano “Fine della corsa”, una mia precedente opera rimasta inedita e ho corretto tutte le magagne che sono riuscito a rilevare (compreso il titolo) partecipando ad un concorso letterario. Lo stesso vale per “Effetti collaterali di un’identità parallela”, una crime novel ad elevato tasso di adrenalina che ho scritto nel frattempo. In futuro però, non appena riuscirò a trovare le condizioni di tranquillità adeguate che mi stanno mancando in questo periodo, vorrei dedicarmi ad un altro progetto che mi sta tormentando e di cui ho già preso una buona dose di appunti.
Ha intenzione di dedicarsi a scrivere come scelta della sua vita?
Anche mia moglie mi pone spesso questa domanda e lei rappresenta il mio alter ego critico. Credo che sicuramente continuerò a farlo fin che avrò stimoli che mi sostengono, ma soprattutto fintanto che le idee che mi vengono saranno spontanee, originali ed apprezzabili.
Buongiorno Paolo. Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere La banda delle dentiere?
Lo spunto iniziale è senza dubbio scaturito dalla situazione socio economica attuale e dai paradossi che sentiamo quotidianamente per televisione o leggiamo sui giornali. Poi ho cominciato a fantasticarci su durante i miei turni di lavoro notturno, dove godo di spazi vuoti e in piena solitudine, che sono un ottimo pensatoio. Devo ribadire che è un romanzo e pertanto nulla ha a che vedere con la realtà quotidiana che ci circonda, pur essendovi chiaramente ispirato, e ritengo quindi opportuno prendere le debite distanze con qualsiasi strumentalizzazione gli si voglia applicare. Detto questo, ognuno lo recepisce e lo elabora nel suo immaginario come gli pare o come gli viene più naturale, il bello dei libri è proprio questo.
Come mai la scelta sull'età dei protagonisti è ricaduta su un gruppo di uomini un po' avanti con l'età?
Perché nel contesto in cui ho “visto” l’ambientazione, mi sembravano i più adatti a ricoprire questo ruolo. Vederli reagire in quel modo al degrado che vivono lascia trasparire un fondo di energia positiva che pur non giustificando, bilancia in un certo modo la malvagità della loro azione. Inoltre, il fatto che siano persone mature, mi ha dato la possibilità di un passato da inserire nella trama per dare un senso al presente.
Per quale motivo ha scelto di ambientare il romanzo nella laguna veneta?
Innanzitutto lo scenario: la periferia veneziana con i suoi palazzoni, la contigua area produttiva di Marghera e il paesaggio dell’oasi naturale della laguna veneziana si incastrano alla perfezione nella dinamica del racconto. Anche l’immagine della nobile e antica città dei Dogi, aggiunge un velo di strumentalizzato romanticismo che ben si inserisce nel contesto. E il tutto avvolto ed accomunato dalla foschia della nebbia, come mondi al contempo distanti tra di loro, ma che fanno indissolubilmente parte della stessa realtà.
Questa storia è un giallo dove il confine tra giusto e sbagliato è molto labile tanto da riuscire a mettere il lettore dalla parte della banda, che compie sì un atto criminoso, ma che lo attua per una sorta di ribellione al "regime". Non è facile creare personaggi e situazione complesse e variegate. Come ci è riuscito?
Va premesso il fatto che mentre mi è venuta l’idea de La banda delle dentiere, ero impegnato a scrivere un altro libro, “Fine della corsa”, dove il protagonista è un cattivo a tutto tondo, che pur non avendo nulla a che fare, mi ha facilitato a creare certe dinamiche utilizzate in seguito. Non appena l’ho finito, mi sono dedicato a sviluppare gli appunti che avevo preso in quel periodo, lasciandomi condizionare dalle notizie attuali. Ho infine cercato di bilanciare la sostenibilità della trama, con personaggi creati su misura, ispirandomi in certi aspetti anche a persone realmente conosciute.
Qual è il personaggio a cui è più affezionato?
In questo libro, è la squadra la vera protagonista. Dire quale sia il personaggio a cui sono più affezionato mi mette in bilico. Se infatti Leon racchiude molti aspetti che lo possono far preferire, anche altri presentano lati umani di spessore che non possono passare in secondo piano. Tutti sono accomunati dal tormento degli sbagli che hanno commesso in gioventù, che hanno condizionato e continuano a condizionare le loro vite. Compreso il loro principale antagonista.
Ha creato qualche personaggio che racchiude delle caratteristiche che le appartengono?
Sono pienamente convinto che in generale, certi aspetti caratteriali dei personaggi siano riconducibili a chi li ha creati, soprattutto quando si parla del protagonista, è inevitabile. E che poi questi aspetti assumano varianti e sfaccettature proprie, tali da farlo diventare un personaggio che ben poco ha a che fare con chi lo creato. Magari talvolta, nel crearlo, gli vengono attribuiti aspetti che lo scrittore vorrebbe avere e in realtà non ha. Nello specifico, Leon, ha delle qualità caratteriali che mi piacerebbe senz’altro avere ma non mi appartengono, ma anche aspetti che un po’ mi somigliano.
Quali sono gli autori che predilige leggere e quali quelli che in qualche modo influenzano la sua scrittura?
Da giovane leggevo un po’ di tutto, soprattutto gialli, thriller o storie di spionaggio, ma anche libri di avventura, scrittori sudamericani e qualche saggio. Negli ultimi anni ho sviluppato una particolare predilezione per il genere noir, a cominciare da Massimo Carlotto, ma anche Giuliano Pasini, Elmore Leonard, Jim Thompson, George Higgins e autori del genere, le cui tematiche sicuramente mi influenzano. Di ognuno di essi vi sono particolarità che ammiro, mi rendo conto però, che così come l’originalità della vicende appartiene esclusivamente al genio e alla fantasia di chi la scrive, altrettanto vale per il modo di esporla.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quando preferisce scrivere, ha un luogo particolare, un metodo che segue ogni volta?
Innanzitutto quando i pensieri mi attraversano la mente, cerco di catturarli prendendo appunti. A volte mi capita che si mettano in moto quando mi corico e se non li scrivo, non riesco a prendere sonno. Poi però per assemblarli e per la scrittura vera e propria, amo rintanarmi in mansarda, magari di notte, quando nessuno mi disturba, o nelle giornate piovose.
Si costruisce una scaletta e la segue o si lascia trasportare dalla storia che sta scrivendo lasciando al fluire delle parole la costruzione della trama?
Per quanto riguarda La banda delle dentiere mi sono lasciato trasportare dalla storia, aggiungendo lungo la strada i particolari che la arricchiscono, talvolta rivedendo quanto già scritto per poterli far combaciare. A volte mi viene persino il dubbio che non abbia scritto io il libro, ma che il libro si sia fatto scrivere da me per la spontaneità con cui mi è venuto fuori. Lo sforzo vero e proprio casomai, è stato nel rendere “commestibili” i miei pensieri al resto del mondo.
Ha dei progetti in lavorazione?
Innanzitutto, ho ripreso in mano “Fine della corsa”, una mia precedente opera rimasta inedita e ho corretto tutte le magagne che sono riuscito a rilevare (compreso il titolo) partecipando ad un concorso letterario. Lo stesso vale per “Effetti collaterali di un’identità parallela”, una crime novel ad elevato tasso di adrenalina che ho scritto nel frattempo. In futuro però, non appena riuscirò a trovare le condizioni di tranquillità adeguate che mi stanno mancando in questo periodo, vorrei dedicarmi ad un altro progetto che mi sta tormentando e di cui ho già preso una buona dose di appunti.
Ha intenzione di dedicarsi a scrivere come scelta della sua vita?
Anche mia moglie mi pone spesso questa domanda e lei rappresenta il mio alter ego critico. Credo che sicuramente continuerò a farlo fin che avrò stimoli che mi sostengono, ma soprattutto fintanto che le idee che mi vengono saranno spontanee, originali ed apprezzabili.