INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI MOLTE VERITA' IN UNA BUGIA
Buongiorno Giusy, come nasce il romanzo Molte verità in una bugia? Da che cosa hai preso spunto? C’è stato un avvenimento o una casualità che ha dato il via al romanzo?
Cinque anni fa iniziai a trascrivere e autopubblicare le favole della buonanotte che raccontavo a mia figlia per spiegarle concetti un po' complicati, come l’importanza di essere se stessi, il rispetto per la diversità e quanto il dialogo sia indispensabile per superare incomprensioni e malumori.
Nel riscontro con il lettore scoprii quanto un racconto breve potesse essere stratificato e, a seconda del fruitore, potesse essere portatore di diversi livelli interpretativi.
Immagino che sia stata questa la chiave di svolta, il fatto che una storia vivesse di vita propria e comunicasse qualcosa di nuovo al di là del concetto di partenza.
Il giallo è nato fin dall’idea iniziale o la storia ti ha portato a raccontare un giallo?
Farò molta attenzione nel rispondere a questa domanda, perché devi sapere che sono una spoileratrice seriale.
L’idea del libro nasce dalla delineazione di un personaggio, la sua vita si intreccia con quelle di altri e questa interazione, come nella vita reale, non sai mai dove ti porta.
Ogni personaggio ha caratteristiche specifiche, attributi fisici e caratteriali, che ne condizionano le scelte e ne guidano le azioni.
Questo resoconto, proprio perché umano, nella sua evoluzione si è tinto di mistero.
L’orientamento del testo è a chiaro sfondo psicologico. Come mai hai scelto questa direzione?
Ognuno di noi ha delle attitudini, una predisposizione innata per certe attività rispetto ad altre. Io ho solo assecondato il mio desiderio di sapere, conoscere, vivere le storie di questi personaggi.
Non essendo psicologa immagino che ti sarai fatta aiutare da persone del settore, come è avvenuta la collaborazione?
Ho chiesto aiuto a una carissima amica, la dott.ssa plurilaureata in psicologia Deborah Digani. Il suo apporto è stato importantissimo nel comprendere le reali dinamiche di un mondo sconosciuto.
La storia raccontata ha un forte impatto emotivo (ti confesso che rileggendo alcune pagine mi commuovo da sola), in netto contrasto con il mondo della psicologia i cui dettami professano il controllo misurato delle emozioni. In seduta può capitare qualsiasi cosa, un professionista deve avere nervi saldi e sangue freddo.
Inoltre, una volta intrapresa la strada del giallo, mi accorsi che, a dispetto degli altri personaggi, non era così facile capire le dinamiche d’azione di un assassino.
Creare il profilo di un personaggio è molto divertente, inizialmente delinei le basi, poi attribuisci delle peculiarità e infine l’inserimento nel contesto. Sono infatti le decisioni prese e le azioni compiute a definirlo nel proseguo della storia e a dargli un’anima che lo rende unico e identificabile per il lettore, che nel migliore dei casi si affeziona a lui.
Per l’ambientazione del romanzo hai scelto Torino. C’è un motivo particolare?
Torino è un’affascinante, emblematica, misteriosa città d’arte e cultura.
In perenne equilibrio tra sacro e profano: ospita la Sacra Sindone nella cappella del Duomo; ed è l’unica città al mondo a far parte sia del triangolo di magia bianca (Torino, Praga, Lione), sia del triangolo di magia nera (Torino, Londra, San Francisco).
È l’ambientazione ideale per una storia dall’animo delicato e dal corpo dark.
Ci sono molti dettagli e citazioni scientifiche giustificate dal lavoro dei tecnici forensi e dall’indirizzo psicologico del giallo, nascono da qualche tua passione?
I miei interessi sono trasversali (leggo informazioni di tutti i generi), e alcuni li approfondisco fino a esaurire l’argomento, per il puro piacere di apprendere nozioni che reputo interessanti. Sulla base di questo, passo delle fasi in cui c’è prevalenza, ma non esclusività, per un argomento.
Per i tuoi personaggi hai preso spunto da persone reali o sono puro frutto della tua fantasia?
In realtà ho liberamente tratto ispirazione da ciò che vedo, sento e vivo nella mia quotidianità, attingendo anche da ricordi ed esperienze passate. Il titolo Molte verità in una bugia è inteso come le verità della vita di ciascun personaggio, che possono essere comuni a quelle di persone reali, racchiusi in una bugia, la finzione letteraria.
A quale personaggio sei più affezionata e perché?
A tutti! Li ho creati come desideravo, ogni personaggio mi ha dato la possibilità di esplorare un mondo emotivo, anche quello oscuro dell’assassino.
Quale messaggio vuoi lasciare ai lettori?
Lasciatevi trasportare dalla storia, piangete, ridete, riflettete. Quando alla fine della spirale emotiva sarete usciti alla luce, spero che il mio racconto abbia raggiunto il vostro cuore, perché voi avrete letto un pezzo del mio.
Quando nasce il tuo desiderio di scrivere?
Il mio primo ricordo risale alla scuola elementare. Le maestre leggevano sempre con molta aspettativa e curiosità i miei temi, perché, come dissero ai miei genitori, ero “un vulcano di idee”.
Il mio ricordo più nitido è l’amore per gli scritti con traccia scolastica e la frustrazione provata quando, a casa con la mia Olivetti, mi cimentavo nell’ambiziosa aspirazione di scrivere un libro sulla seconda guerra mondiale, argomento probabilmente ispirato dalla lettura del Diario di Anna Frank.
Da allora, nonostante abbia cambiato tante strade, la scrittura e il sogno di pubblicare una mia storia, sono sempre stati il mio punto fermo.
Quali sono i tuoi autori preferiti? Per quale motivo?
Non ho autori preferiti ma storie preferite:
- Paula di Isabelle Allende: è la lettera-romanzo che l’autrice scrive alla figlia in coma, durante il percorso che va dalla malattia alla morte avvenuta a 29 anni per porfiria. L’ultimo atto d’amore di una madre per la figlia, è una struggente storia che non sono mai riuscita a terminare di leggere.
- La congiura di Bernini di Peter Prange: un bellissimo romanzo storico sulla famosa rivalità artistica tra Borromini e Bernini. Un taglio narrativo interessante per un libro che, pur parlando d’arte e storia, non deve scrollarsi la polvere dalla copertina.
- “Regina contro Queensberry”. Il primo processo di Oscar Wilde. A cura di Paolo Orlandelli e Paolo Iorio: un ritratto inedito di Oscar Wilde, dietro i riflettori.
- La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger: la poetica storia di un amore che trascende il tempo.
- Gli eroi dell’olimpo di Rick Riodan: una saga di narrativa per ragazzi che attinge liberamente dalla mitologia greca.
La struttura del libro è formata da paragrafi con titoli particolari: rewind, pause, play… Come mai questa scelta?
È la naturale conseguenza derivante dal modo in cui ho inventato la storia “immaginandola visivamente”. Questo mi ha permesso di personalizzare la “visione” del lettore che però ha sempre facoltà di ripristinare l’ordine corretto degli eventi tagliando le pagine e posizionandole nell’ordine che più gli aggrada.
Grazie Giusy e buona lettura a tutti.