INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI STORIE DA BERE E... DA MANGIARE
Buongiorno Giulio. Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere Storie da bere e... da mangiare?
È stato semplicemente il dare corpo a delle storie inventate sul momento, nate quasi tutte a cena, in auto oppure in bagno… che poi si ripetevano, affinate e arricchite di particolari la sera prima di andare a letto, nell'immancabile momento della fiaba.
Come mai si è orientato proprio sul cibo?
Sono state la risposta istintiva a dei perché posti a bruciapelo dai miei figli o al provare a fornire delle buone abitudini alimentari cercando di non essere troppo noiosi.
Come mai si è orientato proprio sul cibo Le immagini sono nate prima del testo o dopo?
Sono state realizzate dopo, ma nella mia testa, mano a mano che la storia si definiva, le immagini si formavano e i personaggi prendevano corpo ed espressione.
Le sue preferenze o quelle dei suoi familiari in fatto di alimentazione hanno condizionato le scelta delle storie e il cibo trattato?
Sicuramente, come detto nascono tutte in ambiente famigliare, cercando di metterci anche un po’ di ribellione a tutte le tirannie, un po’ di spirito di avventura e un briciolo di ironia.
Diversamente in base a che cosa ha scelto proprio quegli alimenti?
Quelle sul cibo sono legate a degli alimenti che in alcuni momenti i miei figli adoravano, come le meringhe e la pizza oppure l’acqua gasata alla quale non avevano facile accesso oppure alla pessima abitudine di non lavarsi i denti.
Le sue sono storie educative che divertono. Cosa ne pensa di questa combinazione tra insegnamento e gioco?
Non ho competenze pedagogiche, ma ritengo che se i bambini riescono ad associare un immagine, un racconto divertente a un comportamento, sarà per loro più intuitivo seguirlo, ma prima ancora comprenderne le ragioni.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quando preferisce scrivere, ha un luogo particolare, un metodo che segue ogni volta?
Sappiamo già che lo fa nelle lunghe attese in aeroporto, ma solo in tali occasioni?
Scrive direttamente su un portatile o a mano? Schizza e poi disegna?
Non ho momenti particolari, né un metodo, posso scrivere ovunque, forse l’unico posto dove non scrivo mai è proprio a casa. I non luoghi come gli aeroporti o le stazioni sono per me i luoghi ideali, in mezzo alla moltitudine, in realtà, ci si isola facilmente.
Anche se mi piace osservare le varie persone che mi attorniano e immaginare quale potrebbe essere la loro vita, la loro storia, partendo da un particolare del loro abbagliamento, da uno stralcio di conversazione o da un espressione.
Scrivo direttamente sul portatile, anche se quando mi viene qualche idea, bozza o immagine l’annoto su un taccuino o su dei fogli di carta volanti, tovaglioli, biglietti da vista…
Schizzo anche gli oggetti che vedo e mi piacciono con l’intenzione magari un giorno di riprodurli e in alcuni casi, pochi, ho tenuto fede all'intenzione.
Le illustrazioni sono state schizzate direttamente su fogli da disegno A4 sempre in momenti di attesa, ma poi rifinite a casa, in genere di notte.
Ha dei progetti in lavorazione?
Sì, anche se si tratta di progetti aperti da molti anni, le bozze sono definite. ma non ho ancora trovato il tempo e la voglia di affinarne la struttura, si tratta però di racconti autobiografici di viaggi.
Mi piacerebbe anche provare a scrivere un racconto indirizzato a dei bambini di una fascia di età sui dieci anni, ma non ho ancora affrontato seriamente l’avventura, ma dovrò decidermi, tra poco i miei figli avranno oltrepassato questa soglia…