INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI Papà non raccontava storie
Ciao Wilma.
Purtroppo ancora non siamo riusciti a incontrarci per presentare il tuo libro, speriamo di farlo presto.
Papà non raccontava storie racchiude i racconti di tuo papà. Ci vuoi parlare di questi ricordi?
Sì, sono i ricordi della sua esperienza con i partigiani della Val Sangone tra il mese di gennaio 1944 e la primavera del 1945. Fin da quando io e mio fratello eravamo piccoli papà ci raccontava queste “storie” molto speciali e ad un certo punto della mia vita, una decina di anni fa, ho cominciato ad appuntarmele.
Questi ricordi sono ambientati nella bassa Valle di Susa e in Val Sangone. Sai se tuo padre in seguito, ripercorrendo certi luoghi, riviveva quel periodo? La montagna gli era di conforto perché in qualche modo lo aveva anche protetto nel momento più difficile? Rappresentava per lui la libertà?
Sì, quando papà ripercorreva i sentieri di montagna teatro della lotta di Resistenza tra la Val Sangone e la Bassa Val Susa, riviveva gli episodi di quel periodo e raccontava aneddoti ora tragici ora anche faceti. Diceva sempre che erano stati fortunati rispetto alle bande di pianura perché la montagna offriva protezione e rifugio a chi la conosceva bene mentre diventava ostacolo per il forestiero.
Forse qualcuno, dopo quelle drammatiche esperienze, di montagna non ha più voluto sentir parlare ma per lui ha rappresentato l’amore di tutta la vita, e più si arrampicava in alto, immerso nel silenzio dei ghiacciai, più assaporava la vita e la libertà.
Come mai hai voluto racchiudere questi ricordi in questo libro?
Ho voluto racchiudere questi ricordi in un libro affinché non andassero perduti. Mi è sempre dispiaciuto di non aver scritto le cose interessanti che mio nonno Remigio raccontava sul suo lavoro alla “polveriera”, o mia nonna Valentina sulla filanda di Leumann dove a 15/16 anni era entrata in convitto con tante altre ragazze, o di nonno Michele che a nove anni faceva il muratore di giorno e andava a scuola di sera. Non volevo ripetere lo sbaglio di lasciar cadere nell’oblio un altro prezioso patrimonio di ricordi e nemmeno perdere l’occasione di testimoniare quali scelte difficili e quali sacrifici hanno permesso a noi di vivere nella libertà e nella pace.
Quanto è importante non dimenticare?
È importantissimo non dimenticare. Purtroppo la massima che recita “ la Storia è maestra di vita” è quasi sempre disattesa dai fatti e l’umanità ricade sempre negli stessi terribili errori, però io mi illudo ancora che dalla Storia qualche insegnamento le nuove generazioni sappiano trarre.
Stiamo vivendo un periodo difficile, non paragonabile però a quello vissuto da tuo papà. Cosa pensi che dovremmo imparare da quello che stiamo vivendo? E cosa pensi direbbe tuo padre?
Certo i due periodi non sono nemmeno lontanamente paragonabili, però anche a noi è richiesta una buona dose di RESISTENZA. Siamo chiamati a combattere un nemico subdolo e invisibile che ci toglie la libertà di vivere e lavorare in pace e dobbiamo resistere alla paura, allo scoraggiamento, al pessimismo, sicuri che arriverà anche il nostro 25 aprile.
Che cosa direbbe papà? Non so… forse… “dop ‘n temp ai na ven n’aut” . Dopo un tempo ne viene un altro. E si va avanti.
Grazie mille