
INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI UN UOMO CONTRO
Oggi facciamo due parole con Franco Ferro.
Buongiorno Franco, ci racconta un po’ di sé? Sappiamo che ha girato il mondo per lavoro, ci può parlare della sua esperienza o qualcosa che l’ha colpita nei suoi viaggi?
Lavorando in una multinazionale con presenza in tutto il mondo ho avuto la possibilità di visitare molti paesi e lavorare con molte culture. È proprio la possibilità di conoscere e vivere con usi e costumi diversi l’esperienza più gratificante che si è consolidata attraverso rapporti personali che durano ancora.
Quale paese ha trovato più interessante e in quale vivrebbe più volentieri?
Sicuramente l’India è un paese molto interessante in cui convivono differenze e eccessi abbinati ad una umanità unica e ad una natura prorompente. Per quanto riguarda il viverci non ho dubbi che l’Italia sia il posto migliorare in cui stare.
Come le piace trascorrere il suo tempo libero?
Amo andare in bicicletta, camminare e curare i miei alberi da frutta. Ovviamente adoro scrivere e leggere.
Ora arriviamo a “Un uomo contro”. Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo che parla della violenza sulle donne?
L’idea di scrivere questa storia ha due motivazioni: una è quella di evidenziare come la violenza nella famiglia non sia limitata alle persone con bassa cultura e condizioni economiche disagiate, ma sia invece trasversale alla società e presente in situazioni che in apparenza possono sembrare idilliache. La seconda, rappresentata da Carlo, è la difficoltà ad accettare le numerose vittime – quasi sempre donne – della violenza perpetrata in nome dell’amore. Uccidere per amore è la cosa più assurda che esista ma purtroppo le pulsioni rendono ciechi. Allora la tecnologia deve poter dare una mano e provare a salvare delle vite umane.
Questo romanzo è un po’ diverso da quelli che trattano questo argomento, ci vuole raccontare la particolarità di questo racconto?
La storia parla senz’altro di violenza all’interno della coppia però lo fa focalizzandosi in particolare sulla reazione della donna che anche in situazioni di profonda difficoltà riesce a trovare l’energia necessaria per reagire e ripartire. Quindi si vuol far prevalere la reazione e la speranza rispetto alla rassegnazione che spesso pervade queste situazioni.
Quale messaggio può filtrare da queste pagine, che ritiene sia veramente importante?
Oltre a quanto detto sopra il messaggio è che dobbiamo impegnarci per far sì che nessuna vita venga più troncata all’interno della coppia e la tecnologia deve fare la sua parte nel fornire gli strumenti necessari per aiutare a raggiungere questo obiettivo irrinunciabile.
In Carlo, l’Uomo contro, c’è qualcosa di autobiografico? Che cosa?
Sicuramente c’è la fortuna di un’esperienza familiare molto positiva e la voglia di mettersi in gioco come ingegnere sfruttando le tecnologie disponibili al servizio della società.
La figura della moglie di Carlo, Clara, è studiata molto bene perché è una donna empatica che riesce a provare dolore e quasi si sente in colpa nei confronti della sua amica Elsa che subisce violenza, a causa della propria felicità familiare. Ha preso spunto da qualcuno che conosce o è semplicemente un riferimento alla sensibilità femminile?Forse Clara è troppo perfetta per essere un personaggio reale, comunque ho incontrato molte persone che hanno saputo essere sensibili verso situazioni difficili vissute da chi avevano vicino aiutandoli a rialzarsi. Sicuramente le donne sono avvantaggiate in questo ambito perché più disponibili ad ascoltare e condividere.
Lei ha viaggiato molto. Come mai ha deciso di ambientare la vicenda proprio a Torino?
Io sono immigrato da nord, dal Canavese, a Torino nel 1962 e lì mi sono formato iniziando poi a lavorare e mettendo su famiglia con mia moglie. È stata quindi quasi una scelta obbligata ambientare la storia dove avevo vissuto la mia.
Perché in ambito ospedaliero?
Siccome la violenza nella coppia è indipendente dal livello culturale e dalla condizione economica, l’ambiente ospedaliero è uno di quelli dove potevo trovare dei personaggi che fossero credibili. Probabilmente avrei potuto ambientare la storia in un’industria o in una banca e non credo sarebbe stato poi così diverso.
Ora veniamo alle domande all’autore in quanto tale:
Quando scrive ha un posto o un momento che predilige?
Il momento in cui prediligo scrivere è la sera, ma in certe giornate piovose e magari con un po’ di nebbia riesco a concentrarmi molto bene e a scrivere anche di giorno.
Da dove coglie l’ispirazione? Quali sono i migliori Spunti?
A me piace moltissimo incontrare le persone e parlare con loro, conoscerle. Ognuno è diverso e fonte di ispirazione se si riesce a scendere appena al di sotto della superficialità con cui normalmente interagiamo. Le persone abbinate agli eventi di tutti i giorni sono una fonte inesauribile di spunti da elaborare. Ad esempio i miei racconti del mattino su Mattiracconto nascono da una riga di appunti che prendo durante la giornata quando vedo qualcosa di interessante. Poi li elaboro lavorando più o meno con la fantasia.
Scrive d’impulso o si mette davanti al foglio bianco e automaticamente scrive?
Io scrivo con il computer e quasi sempre parto abbastanza automaticamente. Non di rado i personaggi, interagendo tra di loro, finiscono per influenzare e talvolta cambiare le storie rispetto all’idea originale. È come se fossero vivi e finissero per diventare essi stessi coautori delle storie in cui vivono.
Grazie mille
Cogliamo l’occasione, vista l’ambientazione del romanzo e il luogo di lavoro dei protagonisti, per ricordare tutte le persone che stanno lottando in prima linea contro il COVID-19 e a loro va, dalla redazione di Spunto, tutta la nostra ammirazione e il nostro sostegno.