
INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI JHOE-Investigatore per caso
Oggi facciamo due parole con Betty Chiapatti.
Ciao Betty, ci parli un po' di te? Sappiamo che fai teatro, ci racconti questa bellissima esperienza?
Il teatro è veramente una bellissima esperienza sotto tutti i punti di vista. Si crea, si analizza, si condivide, ci si emoziona, si cresce. È un percorso completo che permette di scoprire e di unire tutte le parti di noi, sia che lo si faccia come attore che come regista. Sono diplomata attrice di prosa e ho iniziato il mio percorso in questa veste. Molto presto ho capito il mio interesse, la spinta più forte che portava verso l'immaginazione e la costruzione dello spettacolo. Ho proseguito il percorso in questa direzione vivendo alcune esperienze come aiuto regista, per poi specializzarmi nella realizzazione di spettacoli tutti miei, dalla riduzione o invenzione del testo, alla formazione degli attori e quindi alla messinscena finale.
Come ti piace trascorrere il tuo tempo libero?
Io amo viaggiare e camminare. Ogni volta che viaggio e cammino creo paesaggi, immagini, storie nuove.
Il teatro e la scrittura sono molto vicini fra loro, quanto l'uno influisce sull'altro?
Onestamente non so bene in che misura l'uno influisca sull'altro. Posso dire però che entrambi mi permettono di procedere allo stesso modo, ovvero per immagini: un pensiero, un passaggio della storia che sia di un testo teatrale o di una favola o di narrativa, ho innanzitutto bisogno di vederlo. Se non riesco a immaginarlo, per me non funziona come vorrei e lo abbandono. Se non posso immaginarlo, non posso crearlo per davvero.
Redigi anche testi teatrali?
Sì, sia originali che rivisitazioni di classici.
Ora arriviamo al giovane JHOE. Com'è nata l'idea di scrivere questo romanzo per ragazzi?
Forse può sembrare strano, ma a me le idee non nascono a tavolino, mi arrivano così come lampi in qualsiasi momento. Jhoe è arrivato così, un po' di tempo fa, improvvisamente. Avendo una buona esperienza di laboratori e spettacoli teatrali per ragazzi, forse scrivere per loro mi è più familiare.
Quale messaggio può filtrare da queste pagine, che ritieni sia veramente importante?
Mi piacerebbe che i ragazzi si riappropriassero delle loro qualità innate, di quelle ricchezze che ogni essere vivente possiede: il contatto profondo con la natura. La natura intesa come madre terra come bagaglio naturale dell'uomo per ritrovare la capacità di osservare, di sentire, di immaginare, di comunicare. Sono tutte ricchezze che si stanno perdendo.
Inoltre attraverso la storia di Jhoe mi piacerebbe che capissero che tutti possono avere delle opportunità, sta a noi coglierle. Anche se solo per un piccolo, ma sempre immenso, momento di vita, si può dare e ricevere molto, e imparare a farlo relazionandosi direttamente, senza filtri.
È importante non essere concentrati solo su se stessi, crescere in equilibrio tra il dentro e il fuori che li circonda.
Jhoe è adatto ai ragazzi dai 10 anni in su, ma è un bel racconto anche per adulti, come mai hai scelto ragazzi così giovani a cui rivolgerti?
I giovani sono il futuro, e l'età scolare è il momento di vita più importante per la loro formazione.
È in questo momento che si imparano le regole del gioco della vita, ora che ci si conosce e si sperimentano le proprie capacità e i limiti; è ora che si costruiscono le basi morali e civili per gli adulti che saranno. Mi piace l'idea di poter fiancheggiare e magari sostenere qualche loro passo.
Camminare insieme a loro.
Sappiamo che scrivi anche generi diversi, hai un posto o un momento in cui preferisci scrivere?
Non ho regole precise, ma quando cammino la mente si alleggerisce e riesco a entrare meglio nel mio mondo immaginario. Inoltre amo la notte che mi offre il momento più forte e fecondo per la costruzione.
Da dove cogli l'ispirazione? Quali sono i migliori spunti?
L'ispirazione o gli spunti, mi arrivano così da un momento all'altro. È chiaro, però, che tutto ha un percorso, magari non è subito leggibile, comunque ho un'amica che non mi abbandona mai: la natura. Camminare in un bosco, passeggiare in riva al mare, o anche solo guardare un bel paesaggio, un bell'orizzonte, mi aiuta moltissimo a pensare, a immaginare. A volte mi aiutano dei ricordi o delle emozioni anche molto lontane, che riaffiorano improvvisamente, o particolari di cose, o espressioni di persone o di animali che mi colpiscono. L'ispirazione è la vita. Rendere più sensibile lo sguardo dentro e fuori di noi è essenziale.
Scrivi d'impulso o ti metti davanti al foglio bianco e automaticamente scrivi?
A volte mi piacerebbe essere in grado di fare le cose automaticamente, cioè a comando. Si sfrutterebbe molto meglio il tempo, ma no, non è il mio caso.
Grazie mille Betty