INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTRICE DI 1982-Viaggio nel tempo
Ciao Luisella, come è nata l'idea di scrivere 1982?
L’idea è nata parecchi anni fa, discutendo con alcuni amici dell’ipotesi di poter viaggiare nel tempo, di poter visitare il proprio passato. Un passato non troppo remoto, per intenderci. Infatti, non si parlava di fare un salto temporale ampio, tipo trovarsi catapultati nel Medioevo, ma di andare non oltre il proprio anno di nascita. L’idea è diventata una sceneggiatura. La sceneggiatura un libro.
Come mai hai scelto proprio l’anno 1982?
Perché è l’anno in cui ho dato l’esame di maturità. Un anno di cui serbo un ricordo ancora piuttosto vivo e, per certi versi, piacevole.
Tu hai scritto anche romanzi di genere molto diverso, come si è manifestata l’idea di avventurarti in un genere fantastico? E di rendere così simpatiche le tue protagoniste?
Volevo scrivere qualcosa di divertente, leggero, con delle donne a tessere la narrazione. Sono contenta che possano risultare simpatiche. A me lo sono e ci sono molto affezionata. Loro sono nate simpatiche, io le ho solo aiutate a “crescere”.
Le ragazze sono molto particolari, quanto c’è in loro di te o di qualche persona che conosci?
In ognuna di loro c’è qualcosa di me e qualcosa di persone che conosco. Credo che ogni scrittore metta nei propri personaggi una parte di invenzione e una parte di realtà. Mi auguro che le lettrici del romanzo possano trovarvi qualcosa di loro stesse. Per me sarebbe una enorme soddisfazione.
In questo romanzo c’è la presenza di un nonno pittore. Hai preso spunto dalla vita reale o è puro frutto della tua fantasia?
È puro frutto della fantasia, a parte il nome. Mio nonno si chiamava Attilio e ne serbo un fantastico ricordo. Il nonno Attilio di “1982” è un po’ il nonno che tutte vorremmo avere (o aver avuto). Non è né migliore né peggiore di altri nonni però ha un suo fascino. E chi non vorrebbe un ritratto fatto dal proprio nonno? Io sì, forse perché non ho avuto un nonno pittore.
A quale personaggio sei più affezionata?
A Storto, anche se compare meno delle quattro protagoniste. Lui è una sorta di guardiano del tempo, un saggio silenzioso, un personaggio quasi irreale o, meglio, surreale. E vi dico un segreto: nonostante il suo “difetto” è un bell’uomo.
Hai ambientato le vicende nella nostra bella città: Torino. C’è un motivo specifico per cui l’hai scelta?
Torino è una città che conosco abbastanza bene, soprattutto alcuni quartieri. È una città importante e che, negli ultimi anni, è cresciuta sotto l’aspetto culturale e turistico ed è diventata molto più bella. Non ha nulla da invidiare ad altre città italiane ed europee.
Come mai hai optato per il tunnel dell’autolavaggio per il salto temporale?
Da piccola andavo qualche volta a lavare l’auto con mio padre, in un autolavaggio di Alessandria, la città dove ho abitato per alcuni anni. E talvolta rimanevo all’interno dell’auto durante il lavaggio, facendo lavorare alla grande la mia fantasia. Mi è sembrata divertente l’idea di usare il tunnel dell’autolavaggio come percorso di trasferimento temporale. C’è chi ha usato le porte, chi, come Dr. Who, una cabina telefonica e chi, come Doc Emmet Brown di “Ritorno al futuro” un’automobile. Io, il tunnel di un autolavaggio.
Se tu potessi scegliere vorresti viaggiare tornando indietro nel tempo con più sicurezze o ti avventureresti nel futuro pieno di incognite?
Nessuna delle due opzioni. Credo che la vita debba essere vissuta giorno per giorno, così come viene. Tenendosi un po’ di nostalgia del passato e di curiosità verso il futuro.
Ogni scrittore immerso in una nuova opera in un certo qual modo vive un’altra vita, un’altra possibilità, anche se solo mentale.
Il tuo romanzo consente anche al lettore di ripensare in modo più profondo alla propria vita e a domandarsi: se tornassi indietro cambierei qualcosa?
Tu lo faresti o è semplicemente un gioco della tua fantasia?
Lascio che sia solo un gioco della fantasia.
Certo viene a volte il desiderio di tornare indietro per provare a cambiare qualcosa, magari per rimediare a qualche cosa detta, invece di tacere o fatta, invece di restare fermi senza agire. Sono convinta che, però, si cresca anche sbagliando, purtroppo mi viene da dire. O per fortuna.
Quali opere letterarie o autori hanno influenzato la tua scrittura?
Amo molto Stefano Benni e Daniel Pennac, per la loro scrittura semplice ma accattivante e per l’ironia e la poesia dei loro romanzi surreali e paradossali, con personaggi grotteschi che rappresentano l’esatto contrario dell’eroe ma ai quali ci si può affezionare. Mi piacciono i romanzi di Fred Vargas e i noir di Izzo e Fregni. Mi sono appassionata alle storie di Eymerich l’inquisitore, di Valerio Evangelisti e alla sua trilogia di “Metallo urlante”. E, sopra a tutte e tutti, resta Jane Austen. Non so se questi autori mi hanno influenzato ma so che, quelli che ho citato, mi hanno emozionato, divertito e appassionato.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Quando mi viene mente una nuova storia parto scrivendo una breve traccia, una piccola bibbia dei personaggi e una scaletta minima degli eventi. Poi finisce che stravolgo tutto: cambio il corso degli eventi, i nomi dei personaggi, lo sviluppo narrativo. A ogni rilettura sostituisco, aggiungo o tolgo sempre qualcosa finché, a un certo punto, mi obbligo a concludere. Scrivo, di solito, in camera mia. Mi piacerebbe avere una casetta affacciata su una scogliera, in modo da scrivere osservando il mare. Per ora, però, è una fantasia. Chissà se esiste un tunnel di un autolavaggio che mi possa trasportare lì?
Hai dei progetti in fase di stesura non ancora finiti?
Sì. Tanti e poco tempo per realizzarli. Un fantasy, un terzo thriller, un romanzo di sentimenti e un romanzo per bambini iniziato alcuni anni fa. Ho deciso di dare la precedenza al fantasy. Quasi quasi faccio un salto nel futuro per vedere se ho fatto la scelta giusta...
Il 1982 è l’anno in cui l’Italia vinse il mondiale di calcio. Nel 2018 la nazionale italiana non parteciperà ai mondiali di calcio in Russia. Per il tuo romanzo non pensi che sia una curiosa coincidenza?
Molto curiosa e particolare. Una coincidenza non voluta. Vorrà dire che ci sarà qualche spettatore in meno a guardare i mondiali di calcio in tv e qualche lettore in più a leggere “1982-Viaggio nel tempo” e a sognare, con nostalgia, quella vittoria del passato. E qualche calciatore che spererà di trovare un tunnel di un autolavaggio fatto apposta per lui e per la sua squadra.
Ciao Luisella, come è nata l'idea di scrivere 1982?
L’idea è nata parecchi anni fa, discutendo con alcuni amici dell’ipotesi di poter viaggiare nel tempo, di poter visitare il proprio passato. Un passato non troppo remoto, per intenderci. Infatti, non si parlava di fare un salto temporale ampio, tipo trovarsi catapultati nel Medioevo, ma di andare non oltre il proprio anno di nascita. L’idea è diventata una sceneggiatura. La sceneggiatura un libro.
Come mai hai scelto proprio l’anno 1982?
Perché è l’anno in cui ho dato l’esame di maturità. Un anno di cui serbo un ricordo ancora piuttosto vivo e, per certi versi, piacevole.
Tu hai scritto anche romanzi di genere molto diverso, come si è manifestata l’idea di avventurarti in un genere fantastico? E di rendere così simpatiche le tue protagoniste?
Volevo scrivere qualcosa di divertente, leggero, con delle donne a tessere la narrazione. Sono contenta che possano risultare simpatiche. A me lo sono e ci sono molto affezionata. Loro sono nate simpatiche, io le ho solo aiutate a “crescere”.
Le ragazze sono molto particolari, quanto c’è in loro di te o di qualche persona che conosci?
In ognuna di loro c’è qualcosa di me e qualcosa di persone che conosco. Credo che ogni scrittore metta nei propri personaggi una parte di invenzione e una parte di realtà. Mi auguro che le lettrici del romanzo possano trovarvi qualcosa di loro stesse. Per me sarebbe una enorme soddisfazione.
In questo romanzo c’è la presenza di un nonno pittore. Hai preso spunto dalla vita reale o è puro frutto della tua fantasia?
È puro frutto della fantasia, a parte il nome. Mio nonno si chiamava Attilio e ne serbo un fantastico ricordo. Il nonno Attilio di “1982” è un po’ il nonno che tutte vorremmo avere (o aver avuto). Non è né migliore né peggiore di altri nonni però ha un suo fascino. E chi non vorrebbe un ritratto fatto dal proprio nonno? Io sì, forse perché non ho avuto un nonno pittore.
A quale personaggio sei più affezionata?
A Storto, anche se compare meno delle quattro protagoniste. Lui è una sorta di guardiano del tempo, un saggio silenzioso, un personaggio quasi irreale o, meglio, surreale. E vi dico un segreto: nonostante il suo “difetto” è un bell’uomo.
Hai ambientato le vicende nella nostra bella città: Torino. C’è un motivo specifico per cui l’hai scelta?
Torino è una città che conosco abbastanza bene, soprattutto alcuni quartieri. È una città importante e che, negli ultimi anni, è cresciuta sotto l’aspetto culturale e turistico ed è diventata molto più bella. Non ha nulla da invidiare ad altre città italiane ed europee.
Come mai hai optato per il tunnel dell’autolavaggio per il salto temporale?
Da piccola andavo qualche volta a lavare l’auto con mio padre, in un autolavaggio di Alessandria, la città dove ho abitato per alcuni anni. E talvolta rimanevo all’interno dell’auto durante il lavaggio, facendo lavorare alla grande la mia fantasia. Mi è sembrata divertente l’idea di usare il tunnel dell’autolavaggio come percorso di trasferimento temporale. C’è chi ha usato le porte, chi, come Dr. Who, una cabina telefonica e chi, come Doc Emmet Brown di “Ritorno al futuro” un’automobile. Io, il tunnel di un autolavaggio.
Se tu potessi scegliere vorresti viaggiare tornando indietro nel tempo con più sicurezze o ti avventureresti nel futuro pieno di incognite?
Nessuna delle due opzioni. Credo che la vita debba essere vissuta giorno per giorno, così come viene. Tenendosi un po’ di nostalgia del passato e di curiosità verso il futuro.
Ogni scrittore immerso in una nuova opera in un certo qual modo vive un’altra vita, un’altra possibilità, anche se solo mentale.
Il tuo romanzo consente anche al lettore di ripensare in modo più profondo alla propria vita e a domandarsi: se tornassi indietro cambierei qualcosa?
Tu lo faresti o è semplicemente un gioco della tua fantasia?
Lascio che sia solo un gioco della fantasia.
Certo viene a volte il desiderio di tornare indietro per provare a cambiare qualcosa, magari per rimediare a qualche cosa detta, invece di tacere o fatta, invece di restare fermi senza agire. Sono convinta che, però, si cresca anche sbagliando, purtroppo mi viene da dire. O per fortuna.
Quali opere letterarie o autori hanno influenzato la tua scrittura?
Amo molto Stefano Benni e Daniel Pennac, per la loro scrittura semplice ma accattivante e per l’ironia e la poesia dei loro romanzi surreali e paradossali, con personaggi grotteschi che rappresentano l’esatto contrario dell’eroe ma ai quali ci si può affezionare. Mi piacciono i romanzi di Fred Vargas e i noir di Izzo e Fregni. Mi sono appassionata alle storie di Eymerich l’inquisitore, di Valerio Evangelisti e alla sua trilogia di “Metallo urlante”. E, sopra a tutte e tutti, resta Jane Austen. Non so se questi autori mi hanno influenzato ma so che, quelli che ho citato, mi hanno emozionato, divertito e appassionato.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Quando mi viene mente una nuova storia parto scrivendo una breve traccia, una piccola bibbia dei personaggi e una scaletta minima degli eventi. Poi finisce che stravolgo tutto: cambio il corso degli eventi, i nomi dei personaggi, lo sviluppo narrativo. A ogni rilettura sostituisco, aggiungo o tolgo sempre qualcosa finché, a un certo punto, mi obbligo a concludere. Scrivo, di solito, in camera mia. Mi piacerebbe avere una casetta affacciata su una scogliera, in modo da scrivere osservando il mare. Per ora, però, è una fantasia. Chissà se esiste un tunnel di un autolavaggio che mi possa trasportare lì?
Hai dei progetti in fase di stesura non ancora finiti?
Sì. Tanti e poco tempo per realizzarli. Un fantasy, un terzo thriller, un romanzo di sentimenti e un romanzo per bambini iniziato alcuni anni fa. Ho deciso di dare la precedenza al fantasy. Quasi quasi faccio un salto nel futuro per vedere se ho fatto la scelta giusta...
Il 1982 è l’anno in cui l’Italia vinse il mondiale di calcio. Nel 2018 la nazionale italiana non parteciperà ai mondiali di calcio in Russia. Per il tuo romanzo non pensi che sia una curiosa coincidenza?
Molto curiosa e particolare. Una coincidenza non voluta. Vorrà dire che ci sarà qualche spettatore in meno a guardare i mondiali di calcio in tv e qualche lettore in più a leggere “1982-Viaggio nel tempo” e a sognare, con nostalgia, quella vittoria del passato. E qualche calciatore che spererà di trovare un tunnel di un autolavaggio fatto apposta per lui e per la sua squadra.