INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI IL MISTERO DEI MONDI INCROCIATI
Buongiorno, Massimo.
Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere Il mistero dei mondi incrociati?
Per la passione di scrivere, per divertirmi e, spero, far divertire, emozionare. Volevo uscire da schemi di precedenti scritture mantenute in equilibrio sul sottile filo teso tra realtà e sogno, teorie scientifiche e soglie del mistero. Non volevo porre limiti alla trama, così ho scelto una chiave narrativa fantastica, in cui la magia e le sue formule potessero aprire ogni porta. Vuoi sapere qual è stato lo stimolo iniziale? È banale, solo un gioco di parole: avevo un cane, una femmina di Leonberger, che ha trascorso la sua esistenza con me. Con lei non c'era bisogno di parole, pareva leggesse nel pensiero. Si chiamava Tata. Spesso l'apostrofavo affettuosamente Tata patata (Fata patata è la protagonista del romanzo)
Il tuo romanzo è rivolto ai più giovani, ma si potrebbe definire una favola per adulti e ragazzi, è corretto?
Sì. Non ho inteso scrivere una 'classica' favola per bambini, piuttosto un racconto fantastico rivolto a tutte le età. I personaggi principali, Kiko e Juan, sono ragazzini che possono avere otto, dodici anni circa. La loro storia si intreccia con quella degli adulti e un'attualità con la quale ci troviamo tutti a fare i conti. Ci sono libri, ad esempio il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery, che possono essere letti indifferentemente da bambini e adulti e sanno parlare a entrambi. Sia chiaro: non ho così tanta ambizione, ma vorrei poter comunicare con tutti.
Dal libro non è esplicito, ma si evince che il tuo romanzo è ambientato in un paese asiatico. Come mai questa scelta?
Asiatico, africano, sud americano. Non c'è un luogo preciso, così come i nomi dei protagonisti rispecchiano ogni possibile provenienza. Le comunicazioni si sono fatte globali e il sushi si trova al supermercato, ma restano i confini tracciati dagli uomini. Le grandi discariche di rifiuti in cui le persone razzolano cercando di ché sopravvivere sono situate per lo più in continenti che una volta erano definiti 'terzo mondo' (ma qual era il primo? e il secondo?), ai bordi delle arroganti 'civiltà' occidentali. Spesso sorgono ai limiti di città dallo skyline ultramoderno fatto di grattacieli dai vetri scintillanti. Tutta apparenza. Un altro elemento citato nel racconto è il tempietto di Buddha presso il quale Maru si ferma a contemplare il glicine in fiore, prima di andare ad acquistare una bottiglia di Chianti. In oriente i templi sono spesso al centro di giardini e parchi, mentre in occidente questo accade solo per certi monasteri romiti. Riesce difficile immaginare il duomo di Milano, come un oasi cittadina, circondato da un grande parco. In oriente la natura conserva ancora tratti di spiritualità che gran parte delle persone non riesce più a vedere e sentire. È l'ambiente che ci permette di vivere, ma questo pare che molti se lo siano scordato. Mi fa piacere tu abbia pensato a una ambientazione orientale.
Come è nata l'idea di mescolare una sceneggiatura con la realtà fino a renderle un tutt'uno senza più confini?
Credo che in questo abbia contato molto il cinema. Questo, insieme alla televisione, alla computer graphic, la realtà virtuale e certa letteratura di genere ha contribuito molto a trasporre il fantastico nella vita quotidiana. Si parla di generazioni di nativi digitali, si scrive digitando su una tastiera e non più con matite e biro, i telefoni senza filo fanno tutto e di più. Nemmeno un secolo fa ciò era argomento di fantascienza. Di tutto questo ho voluto tener conto, così come ritengo che almeno la metà della popolazione del pianeta non sappia di cosa sto scrivendo.
Qual è il personaggio a cui sei più affezionato? Hai creato qualche personaggio che racchiude delle caratteristiche che ti appartengono?
Non c'è un personaggio in particolare a cui sono affezionato, ma forse tra tutti potrei indicare Rosy, la sorellina di Juan. È timida e legata al fratello, allo stesso tempo curiosa e fa presto amicizia coi nuovi compagni d'avventura. Vive alla luce del sole e si cela nel buio della notte. È intraprendente, altruista e coraggiosa, a tratti buffa. Si carica di pesi e compiti esorbitanti per le sue forze. Alla fine vince anche sulla… ma non vorrei dire troppo, altrimenti il libro non lo legge più nessuno. Se dovessi scegliere a chi assomiglio di più dovrei indicare la figura di Milo in quanto rappresenta un po' il regista della storia.
La natura e il suo rispetto sono temi dominanti lungo tutto lo svolgimento della storia: qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
Oltre alla cura e il rispetto della natura, che sono fondamentali, dovrei fare un lungo elenco: solidarietà e amicizia, istruzione e cultura, alimentazione e salute, conoscenza dell'altro, e amore… tanto amore. L'amore è l'unico sentimento che può farci superare ogni barriera, renderci indifesi e nudi, mostrarci uguali di fronte all'altro. Vorrei che si fosse tutti liberi dai condizionamenti della televisione, della moda, delle pubblicità. Non è obbligatorio rinunciare al superfluo, basta non voler correre dietro ad ogni novità e gettare via una cosa che ci è ancora utile solo perché se ne desidera una nuova. Credo si possa vivere con più armonia, equilibrio e rispetto nei confronti di sé stessi, degli altri e della natura.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quali sono gli autori che prediligi leggere e quali quelli che in qualche modo influenzano la tua scrittura?
Da questo punto di vista sono onnivoro e sono tanti, troppi, i libri che vorrei leggere. Leggo tutti i giorni ma mai abbastanza quanto vorrei. Ho iniziato leggendo favole e libri di fantascienza, Dick innanzi tutti. Da ragazzo sono passato a Bulgakov, Checov, Borges e poi a generi diversi dal romanzo e dalla letteratura: poesie, saggi e trattati. Infine sono tornato agli autori italiani, Calvino, Bassani, Pavese, Satta… Impossibile ricordarli e citarli tutti. Penso alle vite degli uomini tra le vigne abbarbicate alle colline narrate da Pavese, alle correnti dei mari solcati dai pescatori di Hemingway, al villaggio di Macondo fondato da Marquez… Lo ammetto non so rispondere a questa domanda, ma vorrei aggiungere una considerazione: spesso, oltre a leggere un libro, mi basta guardare un film per cogliere lo stimolo per un racconto. In fondo il confine tra cinema e scrittura è molto labile e uno non può fare a meno dell'altro.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Inizio a scrivere al mattino e proseguo, se posso, per tutto il pomeriggio sino a sera. La camera da letto fa anche da studio, è invasa da libri. Per me è importante che vi sia una finestra e oltre la finestra alberi, campi e cielo, il silenzio interrotto dai canti degli uccelli. Probabilmente ciò che ci circonda influisce su quello che scriviamo. Non ritengo di avere un metodo, quando inizio a scrivere è perché ho abbastanza chiaro in testa dove voglio arrivare.
Crei una scaletta e la segui o ti lasci trasportare dalla storia che stai scrivendo lasciando al fluire delle parole la costruzione della trama?
Trascrivo i lineamenti generali del progetto dopo aver elaborato un'idea vecchia, a volte, anche di mesi o di anni. Solo allora inizio a scrivere. Man mano che proseguo prendo appunti per il seguito, arricchisco, riordino la trama, la sviluppo. Compilo un elenco dei personaggi e dei luoghi con alcune delle loro caratteristiche e lo aggiorno. Ne farei a meno se solo potessi dare continuità al mio lavoro, ma a volte sono costretto a interrompere la scrittura per settimane.
Hai dei progetti in lavorazione?
Sì, si tratta di un romanzo rivolto a una fascia di pubblico adulto, ma non anticipo nulla. Mi piace poter scrivere su tematiche diverse, rivolgermi a lettori di età differenti. In ogni caso cerco di mettere nelle mie storie quel pizzico di magia che, come ogni buona spezia, insaporisce e rende unico e diverso un libro dall'altro.
Buongiorno, Massimo.
Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere Il mistero dei mondi incrociati?
Per la passione di scrivere, per divertirmi e, spero, far divertire, emozionare. Volevo uscire da schemi di precedenti scritture mantenute in equilibrio sul sottile filo teso tra realtà e sogno, teorie scientifiche e soglie del mistero. Non volevo porre limiti alla trama, così ho scelto una chiave narrativa fantastica, in cui la magia e le sue formule potessero aprire ogni porta. Vuoi sapere qual è stato lo stimolo iniziale? È banale, solo un gioco di parole: avevo un cane, una femmina di Leonberger, che ha trascorso la sua esistenza con me. Con lei non c'era bisogno di parole, pareva leggesse nel pensiero. Si chiamava Tata. Spesso l'apostrofavo affettuosamente Tata patata (Fata patata è la protagonista del romanzo)
Il tuo romanzo è rivolto ai più giovani, ma si potrebbe definire una favola per adulti e ragazzi, è corretto?
Sì. Non ho inteso scrivere una 'classica' favola per bambini, piuttosto un racconto fantastico rivolto a tutte le età. I personaggi principali, Kiko e Juan, sono ragazzini che possono avere otto, dodici anni circa. La loro storia si intreccia con quella degli adulti e un'attualità con la quale ci troviamo tutti a fare i conti. Ci sono libri, ad esempio il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery, che possono essere letti indifferentemente da bambini e adulti e sanno parlare a entrambi. Sia chiaro: non ho così tanta ambizione, ma vorrei poter comunicare con tutti.
Dal libro non è esplicito, ma si evince che il tuo romanzo è ambientato in un paese asiatico. Come mai questa scelta?
Asiatico, africano, sud americano. Non c'è un luogo preciso, così come i nomi dei protagonisti rispecchiano ogni possibile provenienza. Le comunicazioni si sono fatte globali e il sushi si trova al supermercato, ma restano i confini tracciati dagli uomini. Le grandi discariche di rifiuti in cui le persone razzolano cercando di ché sopravvivere sono situate per lo più in continenti che una volta erano definiti 'terzo mondo' (ma qual era il primo? e il secondo?), ai bordi delle arroganti 'civiltà' occidentali. Spesso sorgono ai limiti di città dallo skyline ultramoderno fatto di grattacieli dai vetri scintillanti. Tutta apparenza. Un altro elemento citato nel racconto è il tempietto di Buddha presso il quale Maru si ferma a contemplare il glicine in fiore, prima di andare ad acquistare una bottiglia di Chianti. In oriente i templi sono spesso al centro di giardini e parchi, mentre in occidente questo accade solo per certi monasteri romiti. Riesce difficile immaginare il duomo di Milano, come un oasi cittadina, circondato da un grande parco. In oriente la natura conserva ancora tratti di spiritualità che gran parte delle persone non riesce più a vedere e sentire. È l'ambiente che ci permette di vivere, ma questo pare che molti se lo siano scordato. Mi fa piacere tu abbia pensato a una ambientazione orientale.
Come è nata l'idea di mescolare una sceneggiatura con la realtà fino a renderle un tutt'uno senza più confini?
Credo che in questo abbia contato molto il cinema. Questo, insieme alla televisione, alla computer graphic, la realtà virtuale e certa letteratura di genere ha contribuito molto a trasporre il fantastico nella vita quotidiana. Si parla di generazioni di nativi digitali, si scrive digitando su una tastiera e non più con matite e biro, i telefoni senza filo fanno tutto e di più. Nemmeno un secolo fa ciò era argomento di fantascienza. Di tutto questo ho voluto tener conto, così come ritengo che almeno la metà della popolazione del pianeta non sappia di cosa sto scrivendo.
Qual è il personaggio a cui sei più affezionato? Hai creato qualche personaggio che racchiude delle caratteristiche che ti appartengono?
Non c'è un personaggio in particolare a cui sono affezionato, ma forse tra tutti potrei indicare Rosy, la sorellina di Juan. È timida e legata al fratello, allo stesso tempo curiosa e fa presto amicizia coi nuovi compagni d'avventura. Vive alla luce del sole e si cela nel buio della notte. È intraprendente, altruista e coraggiosa, a tratti buffa. Si carica di pesi e compiti esorbitanti per le sue forze. Alla fine vince anche sulla… ma non vorrei dire troppo, altrimenti il libro non lo legge più nessuno. Se dovessi scegliere a chi assomiglio di più dovrei indicare la figura di Milo in quanto rappresenta un po' il regista della storia.
La natura e il suo rispetto sono temi dominanti lungo tutto lo svolgimento della storia: qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
Oltre alla cura e il rispetto della natura, che sono fondamentali, dovrei fare un lungo elenco: solidarietà e amicizia, istruzione e cultura, alimentazione e salute, conoscenza dell'altro, e amore… tanto amore. L'amore è l'unico sentimento che può farci superare ogni barriera, renderci indifesi e nudi, mostrarci uguali di fronte all'altro. Vorrei che si fosse tutti liberi dai condizionamenti della televisione, della moda, delle pubblicità. Non è obbligatorio rinunciare al superfluo, basta non voler correre dietro ad ogni novità e gettare via una cosa che ci è ancora utile solo perché se ne desidera una nuova. Credo si possa vivere con più armonia, equilibrio e rispetto nei confronti di sé stessi, degli altri e della natura.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quali sono gli autori che prediligi leggere e quali quelli che in qualche modo influenzano la tua scrittura?
Da questo punto di vista sono onnivoro e sono tanti, troppi, i libri che vorrei leggere. Leggo tutti i giorni ma mai abbastanza quanto vorrei. Ho iniziato leggendo favole e libri di fantascienza, Dick innanzi tutti. Da ragazzo sono passato a Bulgakov, Checov, Borges e poi a generi diversi dal romanzo e dalla letteratura: poesie, saggi e trattati. Infine sono tornato agli autori italiani, Calvino, Bassani, Pavese, Satta… Impossibile ricordarli e citarli tutti. Penso alle vite degli uomini tra le vigne abbarbicate alle colline narrate da Pavese, alle correnti dei mari solcati dai pescatori di Hemingway, al villaggio di Macondo fondato da Marquez… Lo ammetto non so rispondere a questa domanda, ma vorrei aggiungere una considerazione: spesso, oltre a leggere un libro, mi basta guardare un film per cogliere lo stimolo per un racconto. In fondo il confine tra cinema e scrittura è molto labile e uno non può fare a meno dell'altro.
Quando preferisci scrivere, hai un luogo particolare, un metodo che segui ogni volta?
Inizio a scrivere al mattino e proseguo, se posso, per tutto il pomeriggio sino a sera. La camera da letto fa anche da studio, è invasa da libri. Per me è importante che vi sia una finestra e oltre la finestra alberi, campi e cielo, il silenzio interrotto dai canti degli uccelli. Probabilmente ciò che ci circonda influisce su quello che scriviamo. Non ritengo di avere un metodo, quando inizio a scrivere è perché ho abbastanza chiaro in testa dove voglio arrivare.
Crei una scaletta e la segui o ti lasci trasportare dalla storia che stai scrivendo lasciando al fluire delle parole la costruzione della trama?
Trascrivo i lineamenti generali del progetto dopo aver elaborato un'idea vecchia, a volte, anche di mesi o di anni. Solo allora inizio a scrivere. Man mano che proseguo prendo appunti per il seguito, arricchisco, riordino la trama, la sviluppo. Compilo un elenco dei personaggi e dei luoghi con alcune delle loro caratteristiche e lo aggiorno. Ne farei a meno se solo potessi dare continuità al mio lavoro, ma a volte sono costretto a interrompere la scrittura per settimane.
Hai dei progetti in lavorazione?
Sì, si tratta di un romanzo rivolto a una fascia di pubblico adulto, ma non anticipo nulla. Mi piace poter scrivere su tematiche diverse, rivolgermi a lettori di età differenti. In ogni caso cerco di mettere nelle mie storie quel pizzico di magia che, come ogni buona spezia, insaporisce e rende unico e diverso un libro dall'altro.