
INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI
I CUSTODI DELLE STELLE
Buongiorno Luigi. Partiamo subito con la classica domanda: come è nata l'idea di scrivere I custodi delle stelle?
L’idea è nata dal pensiero di sentirsi improvvisamente sul cornicione di un campanile e di non sapere perché ci si ritrovi lì. Penso che a molti possa capitare almeno una volta nella vita di trovarsi in punta a un precipizio e avere la tentazione di saltare.
È nata prima l'idea e poi è avvenuta la ricerca storica oppure da una ricerca storica è nata la storia?
La ricerca storica è nata dalla constatazione della bruttezza del campanile della chiesa cui m’imbatto continuamente entrando e uscendo dall’ufficio dal 1995 ad oggi.
Alzando il naso all'insù mi son sempre chiesto come mai lo avessero fatto con mattoni grezzi senza intonaco e molto basso in proporzione alla larghezza della base.
Ebbene quando ho cercato la risposta a questo mio quesito mi son trovato di fronte a una vera storia da romanzo che meritava di essere raccontata.
Per quale motivo ha scelto di ambientare il romanzo proprio alla Certosa di Collegno?
Collegno è famosa per il manicomio e io mi ricordo bene quanto il suo muro, nel mio immaginario individuale di bambino, fosse terrorizzante.
Io volevo, però, raccontare la Collegno prima del manicomio, di cui pochi parlano.
Una storia affascinante perchè si scopre che se il manicomio è durato 150 anni, la Certosa ha vissuto con alterne fortune per ben due secoli prima del 1852.
E poi perché parafrasando Allen: “Collegno è la mia città e lo sarà sempre”.
E perché in quel determinato periodo storico?
Perché nel 1835 si insedia a Collegno il nuovo parroco che durante il suo priorato più che trentennale dimostrerà la tempra e il carattere di un Don Camillo ante litteram.
Assiste alla nascita del manicomio, all’arrivo della ferrovia ma anche all’anticlericalismo risorgimentale delle leggi Siccardi. Queste ultime abolivano la “manomorta”, ovvero la non assoggettabilità a tassazione delle proprietà immobiliari degli enti ecclesiastici ed inoltre vietavano alla Chiesa di possedere beni immobili senza l'autorizzazione governativa. L'arcivescovo di Torino Luigi Fransoni venne processato e condannato ad un mese di carcere per aver trasgredito tali provvedimenti.
Quello che non tutti sanno è che il parroco di Collegno ebbe l’ardire di fermare la carrozza per rendere omaggio al prelato in catene diretto al forte di Fenestrelle.
Ora le domande che rivolgiamo a tutti i nostri scrittori:
Quando preferisce scrivere, ha un luogo particolare, un metodo che segue ogni volta?
Ho letto tutto quello che hanno scritto Richard BACH, Michael ENDE e Antoine de SAINT EXUPERY.
Il mio luogo preferito sarebbe un’amaca all’ombra di una palma su una spiaggia bianca caraibica con due ventenni indigene che mi fanno aria coi ventagli.
Quello invece che, mio malgrado, utilizzo è il tavolo della cucinotta abitabile a Collegno.
Quanto al metodo, come diceva Claudel: “La poesia non è fatta di queste parole che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta”.
In pratica sono sempre le storie che premono per essere scritte e finché non le metto sulla carta mi martellano la mente.
Ha dei progetti in lavorazione?
Ho completato un nuovo racconto dal titolo “L’Aquila spezzata” cui tengo molto. Ambientato nel 2000 con escursioni nella storia, ma non così lontana come “I Custodi delle stelle”.
Il mio obiettivo sarebbe, se pubblicato, partecipare al concorso annuale del CONI, perché di contenuto sportivo.
È felice?
Sì, lo sono! Perché mi avete regalato un sogno.