INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI IL CIELO CAPOVOLTO
Ciao Giuseppe, nell’introduzione al romanzo già ci spieghi un po’ com’è nata la storia di Il cielo capovolto. Hai voglia di riportarla anche qui?
Ciao! Credo che, tranne che in pochi casi, un libro nasca sempre dal desiderio di rispondere a una domanda più o meno importante. A volte capita che questa domanda sia qualcun altro a porla. Così, nel bel mezzo di un incontro con alcuni alunni di un liceo classico romano, una giovanissima e commossa studentessa mi chiese se potevo spiegarle come si supera il dolore di una perdita. Aveva perso la sua migliore amica proprio come me che, qualche anno prima, avevo dovuto dire addio all’amico di una vita. Il cielo capovolto vuole essere un modo di rovesciare le cose che ci fanno star male, di raccontarle nel profondo e di affrontarle, per provare a guardarle in faccia una volta per tutte e decidere di restare in piedi.
Una piccola curiosità: come mai hai scelto il colore arancione per le lettere della tua storia?
Nulla di più semplice. Ho scelto di regalare i miei diritti d’autore alla ricerca e in particolare all’associazione L’Albero di Greta che prova a regalare un futuro migliore a tante bambine meno fortunate. L’arancione è il colore che rappresenta questa associazione.
Come mai invece l’alter ego di Linda, con cui lei si confronta, è un girasole?
Se fossi un fiore quale desidererei essere? Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha risposto a questa domanda. Io adoro i girasoli e il loro modo di lasciarsi accarezzare dal sole. Ogni volta che ne vedo uno penso davvero che gli manchi solo la parola!
Qual è il personaggio secondario che hai amato di più?
Sono convinto che un autore sia profondamente innamorato di tutti i personaggi delle sue storie. Diventa anche difficile individuare personaggi secondari, perché in fondo ognuno gioca un ruolo importante e a volte determinante. Se proprio devo sceglierne uno, direi che Gael ha conquistato il mio cuore. Un personaggio che unisce autoironia, leggerezza e senso pratico a una grande nobiltà d’animo che ne fanno l’amico speciale che tutti vorremo percorresse la nostra stessa strada.
Cosa ti lega al Nord America, al Maine in particolare, dove è ambientata la storia?
Tutto il Nord America mi ha sempre affascinato pur non avendolo mai visitato. Ho cercato per questa storia un posto semplice che regalasse un senso di pace e che si aprisse sul mare. Non servivano metropoli o posti particolarmente popolati. Come accade quasi sempre, il mio atlante geografico è venuto in mio aiuto. L’oceano e la semplicità di New Hampshire e Maine erano il posto giusto.
Addentriamoci un po’ nel significato della storia: quanto pensi che si possa idealizzare il rapporto con le persone che non ci sono più?
In un certo senso credo che non se ne possa fare a meno, anzi ne abbiamo un tremendo bisogno. Penso che la paura più grande non sia quella di essere noi a lasciar andare chi non c’è più, ma esattamente il contrario. La verità è che siamo spaventatissimi all’idea di essere noi che restiamo quelli dimenticati. Così, anche se circondati da tanta gente che ci vuole bene, finiamo per sentirci soli comunque. Pensare a quel rapporto che non c’è più come a qualcosa di meravigliosamente irripetibile finisce allora per tenerci aggrappati alla vita.
Quanto è importante manifestare quello che si ha dentro il cuore?
Mi vengono in mente mille cose da dire a tal proposito. Preferisco però rispondere nel modo più semplice possibile. Il cuore è amico fedele della verità. Quando il cuore detta ciò che diciamo o facciamo, chiunque accanto a noi non ha bisogno di chiederci se siamo sinceri. Cosa c’è di più bello di essere persone vere?
Il romanticismo può essere un’arma a doppio taglio, per te quanto ci può aiutare a vivere meglio questo lato sognatore che abbiamo dentro e quanto invece ci può far schiantare a terra o contro un muro?
Se ogni tanto non ci schiantassimo a terra o contro un muro non sapremmo mai cosa significa rialzarsi e ritrovarsi. L’amore è il sentimento più potente perché è anche quello più fragile. Essere romantici non significa anche avere coraggio? E il coraggio non è una parte essenziale dell’essere sognatori?
Perché consiglieresti il tuo libro?
Oltre al perché ne sono l'autore?
Ho cercato di rendere la storia un piccolo viaggio a teatro nella speranza che tra le righe del romanzo ci si senta un po' lettori e un po' spettatori.
Un libro romantico e poetico sulla forza dell’amore, che anche quando si affronta un cielo capovolto può portarlo, se non in posizione, almeno a fondersi nel mare.
Ciao Giuseppe, nell’introduzione al romanzo già ci spieghi un po’ com’è nata la storia di Il cielo capovolto. Hai voglia di riportarla anche qui?
Ciao! Credo che, tranne che in pochi casi, un libro nasca sempre dal desiderio di rispondere a una domanda più o meno importante. A volte capita che questa domanda sia qualcun altro a porla. Così, nel bel mezzo di un incontro con alcuni alunni di un liceo classico romano, una giovanissima e commossa studentessa mi chiese se potevo spiegarle come si supera il dolore di una perdita. Aveva perso la sua migliore amica proprio come me che, qualche anno prima, avevo dovuto dire addio all’amico di una vita. Il cielo capovolto vuole essere un modo di rovesciare le cose che ci fanno star male, di raccontarle nel profondo e di affrontarle, per provare a guardarle in faccia una volta per tutte e decidere di restare in piedi.
Una piccola curiosità: come mai hai scelto il colore arancione per le lettere della tua storia?
Nulla di più semplice. Ho scelto di regalare i miei diritti d’autore alla ricerca e in particolare all’associazione L’Albero di Greta che prova a regalare un futuro migliore a tante bambine meno fortunate. L’arancione è il colore che rappresenta questa associazione.
Come mai invece l’alter ego di Linda, con cui lei si confronta, è un girasole?
Se fossi un fiore quale desidererei essere? Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha risposto a questa domanda. Io adoro i girasoli e il loro modo di lasciarsi accarezzare dal sole. Ogni volta che ne vedo uno penso davvero che gli manchi solo la parola!
Qual è il personaggio secondario che hai amato di più?
Sono convinto che un autore sia profondamente innamorato di tutti i personaggi delle sue storie. Diventa anche difficile individuare personaggi secondari, perché in fondo ognuno gioca un ruolo importante e a volte determinante. Se proprio devo sceglierne uno, direi che Gael ha conquistato il mio cuore. Un personaggio che unisce autoironia, leggerezza e senso pratico a una grande nobiltà d’animo che ne fanno l’amico speciale che tutti vorremo percorresse la nostra stessa strada.
Cosa ti lega al Nord America, al Maine in particolare, dove è ambientata la storia?
Tutto il Nord America mi ha sempre affascinato pur non avendolo mai visitato. Ho cercato per questa storia un posto semplice che regalasse un senso di pace e che si aprisse sul mare. Non servivano metropoli o posti particolarmente popolati. Come accade quasi sempre, il mio atlante geografico è venuto in mio aiuto. L’oceano e la semplicità di New Hampshire e Maine erano il posto giusto.
Addentriamoci un po’ nel significato della storia: quanto pensi che si possa idealizzare il rapporto con le persone che non ci sono più?
In un certo senso credo che non se ne possa fare a meno, anzi ne abbiamo un tremendo bisogno. Penso che la paura più grande non sia quella di essere noi a lasciar andare chi non c’è più, ma esattamente il contrario. La verità è che siamo spaventatissimi all’idea di essere noi che restiamo quelli dimenticati. Così, anche se circondati da tanta gente che ci vuole bene, finiamo per sentirci soli comunque. Pensare a quel rapporto che non c’è più come a qualcosa di meravigliosamente irripetibile finisce allora per tenerci aggrappati alla vita.
Quanto è importante manifestare quello che si ha dentro il cuore?
Mi vengono in mente mille cose da dire a tal proposito. Preferisco però rispondere nel modo più semplice possibile. Il cuore è amico fedele della verità. Quando il cuore detta ciò che diciamo o facciamo, chiunque accanto a noi non ha bisogno di chiederci se siamo sinceri. Cosa c’è di più bello di essere persone vere?
Il romanticismo può essere un’arma a doppio taglio, per te quanto ci può aiutare a vivere meglio questo lato sognatore che abbiamo dentro e quanto invece ci può far schiantare a terra o contro un muro?
Se ogni tanto non ci schiantassimo a terra o contro un muro non sapremmo mai cosa significa rialzarsi e ritrovarsi. L’amore è il sentimento più potente perché è anche quello più fragile. Essere romantici non significa anche avere coraggio? E il coraggio non è una parte essenziale dell’essere sognatori?
Perché consiglieresti il tuo libro?
Oltre al perché ne sono l'autore?
Ho cercato di rendere la storia un piccolo viaggio a teatro nella speranza che tra le righe del romanzo ci si senta un po' lettori e un po' spettatori.
Un libro romantico e poetico sulla forza dell’amore, che anche quando si affronta un cielo capovolto può portarlo, se non in posizione, almeno a fondersi nel mare.