INTERVISTA DELL'EDITORE ALL'AUTORE DI
UNA SQUADRA IMPROBABILE.
Quando i pompieri sfidarono il Grande Torino
Ciao Luigi. Con Una squadra improbabile siamo al secondo romanzo. I custodi delle stelle era un giallo ironico, ora cambi completamente genere anche se rimane sempre un alone di mistero nella vicenda. Come mai hai voluto raccontare questo episodio della storia calcistica?
Se I custodi delle stelle è nato dall'osservazione del campanile della chiesa di Collegno rimasto incompiuto, Una squadra improbabile è nato spulciando gli almanacchi del calcio e notando anche qui un'assenza: il vuoto accanto all'annata calcistica 1943/44.
Come quella del campanile anche la vera vicenda del campionato fantasma è una storia da romanzo che mi ha appassionato e che ho voluto raccontare, sperando di trasmettere questa mia passione al lettore.
Sicuramente la storia della mia città, della guerra e dello sport, oltre alla mia personale sono gli argomenti che più mi piace raccontare.
C’è anche un fattore di tipo sentimentale o familiare legato a queste vicende?
Ci sono molti episodi che devo ai racconti di mio padre che all'epoca della guerra era poco più giovane dei calciatori protagonisti. E ci sono alcuni ricordi del nonno materno a cui sento di assomigliare molto. A entrambi è dedicato il racconto.
Cosa non è cambiato è lo stile ironico nel raccontare che fa del protagonista un personaggio molto umano e simpatico. Questa vena ironica nasce spontanea o è anche questo frutto di ricerche?
Da piccolo volevo scrivere testi divertenti per le grandi coppie comiche della mia epoca: Mario e Pippo Santonastaso, Ric e Gian, Pisu e Provolino, Topo Gigio e Memo Remigi.
Io non so scrivere senza prendermi in giro.
Molto spesso esagero col nonsense e sono costretto a buttare via tutto.
I due racconti sono il frutto di un lavoro di cancellature e aggiustamenti continui, finché non ho trovato un equilibrio che fosse comprensibile anche per il lettore.
Drammatico, storico e allo stesso tempo leggero, come riesci a fondere insieme queste caratteristiche?
E' la vita che è fatta di drammi ed entusiasmi. In ogni singolo istante l'animo umano è mutevole e imprevedibile, così come le righe di questo racconto.
L'unica cosa di cui siamo sicuri è che la vita non è infinita e questa è innegabilmente una gran seccatura, ma non possiamo pensare e ragionare sempre col senno della cassa da morto.
Perciò convinciamoci che siamo immortali almeno finché siamo vivi.
La caccia al tesoro con gli indovinelli ideati dal nonno per il nipote è stuzzicante e intrigante anche per il lettore che tenta di risolverli e si rende ancora di più parte attiva nella lettura. Questa idea è nata per caso o perché ti piace giocare con le parole?
Mi piace giocare con le parole, ma sono negato per gli indovinelli. Sono addirittura peggio del protagonista che non brilla in acume. Forse perché non ho un modo lineare di pensare. Mio padre invece è bravissimo anche con i rebus che per me sono peggio dei geroglifici egiziani. Ma ho già detto che ho preso dal nonno.
A proposito vi propongo un indovinello con la soluzione alla fine dell'intervista:
Quando comincia a far freddo mi spoglio: chi sono?
Episodi divertenti del presente sono alternati a racconti anche drammatici che riguardano il passato e questa vicenda del calcio durante la seconda guerra mondiale. Hai separato i due momenti della scrittura o il testo si è dipanato in modo lineare?
Prima è nata come una sceneggiatura cinematografica la storia vera e solo in parte romanzata dei pompieri calciatori. Poi ho deciso di intrecciarla con la storia d'amore autobiografica più struggente dai tempi del ratto delle Sabine in qua.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?
Ringrazio tutte le persone che mi hanno voluto bene e che ancora me ne vogliono nonostante il tempo perso a scribacchiare, a cominciare da Andrea, Fabio e chi si riconoscerà nella vicenda amorosa.
La soluzione dell'indovinello?
Mi spoglio quando incomincia a far freddo: chi sono?
Risposta: l'albero!
E se fossi un pino? (obietterebbe il rompiscatole di turno).
Non ti conviene: perché non ti spoglieresti ma, in compenso, suderesti dalle ascelle resina appiccicosa... (tié!)
UNA SQUADRA IMPROBABILE.
Quando i pompieri sfidarono il Grande Torino
Ciao Luigi. Con Una squadra improbabile siamo al secondo romanzo. I custodi delle stelle era un giallo ironico, ora cambi completamente genere anche se rimane sempre un alone di mistero nella vicenda. Come mai hai voluto raccontare questo episodio della storia calcistica?
Se I custodi delle stelle è nato dall'osservazione del campanile della chiesa di Collegno rimasto incompiuto, Una squadra improbabile è nato spulciando gli almanacchi del calcio e notando anche qui un'assenza: il vuoto accanto all'annata calcistica 1943/44.
Come quella del campanile anche la vera vicenda del campionato fantasma è una storia da romanzo che mi ha appassionato e che ho voluto raccontare, sperando di trasmettere questa mia passione al lettore.
Sicuramente la storia della mia città, della guerra e dello sport, oltre alla mia personale sono gli argomenti che più mi piace raccontare.
C’è anche un fattore di tipo sentimentale o familiare legato a queste vicende?
Ci sono molti episodi che devo ai racconti di mio padre che all'epoca della guerra era poco più giovane dei calciatori protagonisti. E ci sono alcuni ricordi del nonno materno a cui sento di assomigliare molto. A entrambi è dedicato il racconto.
Cosa non è cambiato è lo stile ironico nel raccontare che fa del protagonista un personaggio molto umano e simpatico. Questa vena ironica nasce spontanea o è anche questo frutto di ricerche?
Da piccolo volevo scrivere testi divertenti per le grandi coppie comiche della mia epoca: Mario e Pippo Santonastaso, Ric e Gian, Pisu e Provolino, Topo Gigio e Memo Remigi.
Io non so scrivere senza prendermi in giro.
Molto spesso esagero col nonsense e sono costretto a buttare via tutto.
I due racconti sono il frutto di un lavoro di cancellature e aggiustamenti continui, finché non ho trovato un equilibrio che fosse comprensibile anche per il lettore.
Drammatico, storico e allo stesso tempo leggero, come riesci a fondere insieme queste caratteristiche?
E' la vita che è fatta di drammi ed entusiasmi. In ogni singolo istante l'animo umano è mutevole e imprevedibile, così come le righe di questo racconto.
L'unica cosa di cui siamo sicuri è che la vita non è infinita e questa è innegabilmente una gran seccatura, ma non possiamo pensare e ragionare sempre col senno della cassa da morto.
Perciò convinciamoci che siamo immortali almeno finché siamo vivi.
La caccia al tesoro con gli indovinelli ideati dal nonno per il nipote è stuzzicante e intrigante anche per il lettore che tenta di risolverli e si rende ancora di più parte attiva nella lettura. Questa idea è nata per caso o perché ti piace giocare con le parole?
Mi piace giocare con le parole, ma sono negato per gli indovinelli. Sono addirittura peggio del protagonista che non brilla in acume. Forse perché non ho un modo lineare di pensare. Mio padre invece è bravissimo anche con i rebus che per me sono peggio dei geroglifici egiziani. Ma ho già detto che ho preso dal nonno.
A proposito vi propongo un indovinello con la soluzione alla fine dell'intervista:
Quando comincia a far freddo mi spoglio: chi sono?
Episodi divertenti del presente sono alternati a racconti anche drammatici che riguardano il passato e questa vicenda del calcio durante la seconda guerra mondiale. Hai separato i due momenti della scrittura o il testo si è dipanato in modo lineare?
Prima è nata come una sceneggiatura cinematografica la storia vera e solo in parte romanzata dei pompieri calciatori. Poi ho deciso di intrecciarla con la storia d'amore autobiografica più struggente dai tempi del ratto delle Sabine in qua.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?
Ringrazio tutte le persone che mi hanno voluto bene e che ancora me ne vogliono nonostante il tempo perso a scribacchiare, a cominciare da Andrea, Fabio e chi si riconoscerà nella vicenda amorosa.
La soluzione dell'indovinello?
Mi spoglio quando incomincia a far freddo: chi sono?
Risposta: l'albero!
E se fossi un pino? (obietterebbe il rompiscatole di turno).
Non ti conviene: perché non ti spoglieresti ma, in compenso, suderesti dalle ascelle resina appiccicosa... (tié!)